Agenzia Dire, si sblocca la vicenda legata ai contributi. E l’editore Stefano Valore ringrazia il sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri con delega all’editoria Alberto Barachini. “Lo ringrazio – ha detto Valore – per i consigli e perché con il suo comunicato diffuso ai media finalmente ha chiarito a tutti, Fnsi, giornalisti e rappresentanze sindacali, che la sospensione dell’agenzia Dire dalla procedura negoziata con Palazzo Chigi era dovuta ad un fermo amministrativo del Ministero dell’Istruzione da cui la presidenza del Consiglio dei ministri aveva desunto una non onorabilità dell’azienda”.
Valore ha aggiunto: “Dati alla mano, sono conseguenza dello stop alla procedura negoziata, confermiamo che non appena il Dipartimento dell’Editoria riabiliterà pienamente la Dire al posto e a quanto le spetta, l’azienda revocherà immediatamente le sospensioni dei giornalisti che finalmente torneranno a disposizione per svolgere il servizio informativo per la Presidenza del Consiglio dei ministri e le amministrazioni collegate”. Insomma, pace fatta: “Ricordo che per quanto concerne i dipendenti la procedura di licenziamento era stata avviata a settembre 2023, tre mesi prima della sospensione della procedura negoziata. Mi auguro che già nelle prossime ore possa dare notizia ai dipendenti della comunicazione ufficiale del Sottosegretario Barachini sul reintegro della Dire e la revoca delle sospensioni”.
Pace fatta, dunque. O forse no. La Fnsi torna a pungolare l’editore Dire: “Stefano Valore, continua a colpire i giornalisti della sua agenzia di stampa, giornalisti che oggi e domani saranno di nuovo in sciopero dopo la comunicazione che l’azienda non intende saldare le spettanze dovute. A questo si aggiunge che nulla ancora è stato versato agli 11 colleghi licenziati il 28 dicembre, dal tfr al mancato preavviso”, si legge in una nota del sindacato. Che prosegue: “Esprimendo solidarietà ai colleghi, Fnsi denuncia ancora una volta la drammatica situazione nella quale si trova la Dire: sappiamo che sono in corso contenziosi giudiziari, ma non si può scaricare ogni problema sulle spalle dei dipendenti che in questi mesi nonostante tutto hanno svolto sempre il loro lavoro in maniera impeccabile”. Dunque l’appello: “L’editore onori i debiti, paghi gli stipendi, ritiri i licenziamenti e le sospensioni e finalmente si sieda a un tavolo di confronto con i sindacati – dal quale si sta sottraendo da settimane – per trovare soluzioni a questa crisi e soprattutto per dare risposte concrete ai lavoratori. Non è ammissibile che un imprenditore possa per mesi muoversi al di fuori di ogni regola, scappando dai suoi doveri e invocando solo aiuti dalle istituzioni per salvare la sua impresa. Non è così che si rilancia l’editoria”.