La nuova segretaria generale dell’Fnsi, Alessandra Costante, fissa tra i punti focali del dibattito sul futuro del giornalismo la necessità di una riforma della professione. E lo fa in un’intervista rilasciata all’Ansa in cui Costante traccia la rotta e segna le priorità per il futuro del giornalismo. Che passa da un dialogo, rinnovato, con le istituzioni: “La priorità è far capire al governo che l’informazione è un bene pubblico indispensabile per la democrazia e come tale va trattata. Abbiamo bisogno di nuovi strumenti perché la legge sull’editoria è del 1981”. Spiega Costante, che aggiunge: “È necessario anche rinnovare la legge professionale e daremo sostegno all’Ordine dei giornalisti affinché venga modernizzata. Parliamo ancora di professionisti e pubblicisti quando nelle nostre redazioni sta entrando l’intelligenza artificiale, che non ci fa paura, ma deve essere controllata dai giornalisti, perché altrimenti è un pericolo per la tenuta democratica”.
La nuova segretaria Fnsi parla di un altro tema centrale, quello del lavoro giornalistico: “Abbiamo bisogno di illuminare sempre di più il lavoro, perché questo Paese ha un problema con i diritti sociali, soprattutto con il lavoro, compreso quello giornalistico. Non è possibile che solo la professione giornalistica e quella medica abbiano ancora i co.co.co., che sono i rider dell’informazione, gli schiavi degli editori”. Dunque spiega: “Il lavoro autonomo deve essere garantito come quello dipendente, anche se oggi anche quest’ultimo lo è meno. Va pagato in maniera giusta e per questo chiediamo con forza al governo l’equo compenso, che tutti i governi hanno lasciato nel dimenticatoio”.
Poi c’è la vexata quaestio legata al rinnovo del contratto nazionale, in stallo da ben nove anni: “La Federazione negli ultimi anni ha più volte portato al tavolo editori le sue proposte, ma non si può fare un contratto al ribasso. Noi agli editori abbiamo chiesto garanzie sull’inclusione dei collaboratori e per tutta risposta loro non hanno proseguito la trattativa”. Focus anche sulla necessità di rinnovare il sindacato e includere i giovani. “Il sindacato, come tutti i corpi intermedi, sta scontando la trasformazione della società. I sindacati dei metalmeccanici, con la chiusura delle industrie, contano meno. Allo stesso modo, se le redazioni si smaterializzano, anche grazie ad uno smart working che in realtà è concepito come lavoro da remoto, e aumenta la precarizzazione è più difficile andare a trovare i colleghi. Non per questo ci arrendiamo e cercheremo di usare tutti i mezzi per riportare i colleghi che sono fuori nell’alveo del sindacato”.