Oggi il Parlamento europeo vota una risoluzione sulla libertà di informazione in Italia e in altri Stati mèmbri. Sul tavolo ci sono però due testi: quello presentato lunedì scorso da socialdemocratici, liberaldemocratici, verdi e sinistra unitaria e l’altro confezionato stamattina da popolari, conservatori ed euro-scettici. Per i primi la situazione in Italia è preoccupante e l’Europa deve intervenire contro i conflitti di interesse; per i secondi, invece, la «libertà di stampa non è minacciata» e Bruxelles non deve prendere iniziative nel settore del pluralismo dei media.
Intanto a Strasburgo, dopo un tentativo, fallito, di mediazione per arrivare ad un testo bipartisan, lo scontro si sta giocando senza esclusioni di colpi. I verdi hanno proiettato nel pomeriggio al Parlamento il film documentario Videocracy mentre in serata i popolari, firmatari anche i Pdl Roberta Angelilli e Salvatore Iacolino, hanno presentato una serie di emendamenti in cui viene chiamato in causa Giorgio Napolitano. Prima per le sue parole sull’Europa «che non può essere un’istanza d’appello» di decisioni nazionali e poi per il suo ruolo di «garante della Costituzione».
L’Enpa, l’Associazione europea degli editori di quotidiani, chiede «di rigettare» entrambi i documenti. In particolare gli editori chiedono di non votare a favore di una richiesta di «direttiva sul pluralismo e la concentrazione in Europa» che rischia di «distruggere la libertà di stampa» e combatta il conflitto di interessi. La richiesta degli editori è giunta via e-mail ai 736 eurodeputati il 16 ottobre scorso ed è stata inserita dal gruppo popolare in un emendamento alla risoluzione presentata dai quattro gruppi del centrosinistra. «Ogni richiesta di regolamentazione – si legge ancora nella mail – è vista come un tentativo di strangolare la libertà di stampa e di sopprimere il pluralismo delle voci».
(Dalla rassegna stampa ccestudio.it)