Il Copasir alla Fnsi nega l’esistenza di una lista e ribadisce che nessun giornalista è stato schedato. Il caso è quello delle presunte liste di commentatori filorussi che sarebbero finiti nel mirino del comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Il contenuto del documento pubblicato dal Corriere della Sera è stato, di nuovo, smentito. E la polemica politica ora rischia di divampare, di nuovo.
Intanto ieri il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, insieme al direttore Tommaso Daquanno, è stato ricevuto dal presidente del Copasir, Adolfo Urso. La riunione, ha fatto sapere la Federazione nazionale della Stampa Italia ha offerto motivi di chiarimento sulla questione che aveva alzato un polverone infinito. La Fnsi ha riferito che “il presidente Urso ha chiarito che al Copasir non risulta l’esistenza di tali liste e che non ci sono giornalisti schedati. Non rientra nelle funzioni e nelle competenze del Comitato, fissate dalla legge l’attività di indagine e la compilazione di liste”.
Nulla di fatto, dunque. La Fnsi ha ribadito “che sarebbe inaccettabile e pericoloso compilare liste di giornalisti considerati filoputiniani sulla base di opinioni liberamente espresse. Per questo bisognerà continuare a tenere alta la guardia per evitare abusi e forzature”. Secondo i giornalisti italiani “La libertà di manifestazione del pensiero è garantita dall’articolo 21 della Costituzione e classificare un giornalista o chiunque altro per le opinioni che esprime significherebbe creare delle inaccettabili liste di proscrizione che aprirebbero scenari inquietanti”.
E ancora: “Il discorso sarebbe diverso se ci fossero prove inoppugnabili sulla responsabilità di giornalisti nella diffusione di notizie false che, oltre ad essere funzionali alla propaganda filorussa, potrebbero mettere a rischio la sicurezza dello Stato. In questo caso sarebbe interesse di tutti, giornalisti in primis, rendere noti i nomi dei responsabili interessando sia l’autorità giudiziaria sia l’Ordine professionale per l’attivazione dei meccanismi sanzionatori previsti dalla legge e dalle carte deontologiche”.
Infine l’appello della Fnsi: “Alimentare un clima di sospetto serve solo a screditare il lavoro dei giornalisti, sempre più bersaglio di iniziative volte a indebolirne l’autonomia e l’indipendenza, come dimostra fra l’altro l’escalation di perquisizioni, intercettazioni a strascico e querele bavaglio”.