Il gruppo editoriale Hub ha acquisito la testata Eunews. Il giornale, che racconta l’Unione Europea in italiano, ha la redazione a Bruxelles e conta su inviati e corrispondenti da tutta Europa. Un importante investimento, che rappresenta non solo dinamiche editoriali ma imprenditoriali con profili interessanti di responsabilità sociali dell’impresa stessa, che puntano decisamente al futuro. In un’epoca di cambiamento, come la nostra, dove la digitalizzazione rappresenta il primo e forse più visibile scenario di trasformazione. Ne abbiamo parlato con Andrea Poli, amministratore delegato di Hub Editoriale.
Eunews entra a far parte del Gruppo Hub Editoriale. Quali sono le ragioni dell’iniziativa e quali gli obiettivi dell’investimento?
Abbiamo investito su una piattaforma informativa, fondata 10 anni fa da Giacomo e Lorenzo Robustelli, che oggi attrae 190mila visitatori mese, con oltre 10mila utenti iscritti alle newsletter e che è considerata la voce giornalistica più autorevole su ciò che accade in Europa.
Questa iniziativa si innesta in una divisione che ci vede già editare l’agenzia di stampa l’infografica, la più importante agenzia di data journalism al mondo, con la totalità dei quotidiani italiani abbonati e con oltre 50mila lanci l’anno; nel 2018 ha costruito una piattaforma cui hanno aderito tra gli altri Afp, Efe, Reuters e Statista.
Il gruppo edita anche Donne.it, emmedimeccanica.com e lancerà GEA (Green Economy Agency) nel 2022, la cui direzione è affidata a Vittorio Oreggia.
L’obiettivo è aggregare su temi verticali i media di cui siamo partner, le aziende con cui lavoriamo e le istituzioni, facilitando occasioni di confronto concreto, costruttivo, continuativo e soprattutto sostenibile, quindi – in sintesi – strutturale.
Perché è così importante incentivare il dialogo tra istituzioni, imprese e media al tempo della pandemia ma, soprattutto, della rivoluzione digitale?
Perché la rivoluzione digitale congiunta alla pandemia ha compresso i momenti di confronto diretto (fisico e virtuale), ostacolando la possibilità di un dialogo effettivo. Inoltre il processo è guidato da pochi player in condizione dominante, che veicolano informazioni, anche prodotte dai media, e raccolgono dati senza coinvolgere adeguatamente gli editori nella ripartizione del valore generato, impoverendo ulteriormente il mercato. Occorre puntare su piattaforme condivise alimentate da traffico aggregato (digitale e da edicola), su eventi e su circuiti esclusivi come quello dell’educational per facilitare il dialogo tra aziende ed istituzioni, coinvolgere la cittadinanza e garantire a tutti i soggetti un’equilibrata ripartizione di valore.
Eunews ha un respiro comunitario innegabile e una fortissima vocazione europeista. In uno scacchiere mondiale sempre più multipolare, dove le tensioni si susseguono e le alleanze oscillano, quanto è strategico “ragionare” come europei?
La crisi pandemica, quella migratoria, quella delle materie prime e anche quella climatica evidenziano l’essenzialità dell’Europa e la limitatezza del modello attuale. La conclusione del mandato di Angela Merkel e il contestuale inizio del mandato di Mario Draghi conferiscono all’Italia un’occasione unica per guidare il processo di cambiamento.
Quali sono gli obiettivi a medio e lungo termine di Hub editoriale?
L’obiettivo del Gruppo è continuare a contribuire alla riforma dei mercati in cui opera, sviluppando modelli che portino alla creazione di nuovo valore. Ciò aggregando nel ruolo di business partner i media (sono oltre 170 le testate con cui lavoriamo), le aziende e le istituzioni. Nel 2022 verranno annunciate nuove importanti acquisizioni e ci aspettiamo una crescita significativa anche dei segmenti in cui storicamente operiamo.
Nei piani del Gruppo vi è anche la costituzione di un Fondazione, che si pone come obiettivo la facilitazione della partecipazione attiva dei cittadini alla vita democratica. L’investimento in Eunews infatti non è figlio solo di logiche imprenditoriali, ma risponde anche al dovere di ottemperare concretamente agli oneri della responsabilità sociale d’impresa. Favorire la partecipazione dei cittadini alla vita democratica è un principio sancito costituzionalmente, cui da anni cerchiamo di contribuire con la nostra divisione educational attraverso progetti nelle scuole contro la povertà educativa e supportando i media italiani, specie di carattere regionale e locale per supportare il pluralismo dell’informazione.
Il 1 dicembre avete organizzato e partecipato all’evento Eunews “How we can govern Europe”. Una volta si parlava dell’Europa come di un “gigante economico” e “nano politico”. Oggi è ancora così? Come è la situazione, anche dal punto di vista dell’approccio istituzionale, ai temi dell’economia e della politica europea?
L’Unione europea resta un gigante economico, è il più grande mercato del Mondo, ma le prospettive sono difficili. L’aggressività della Cina, le spinte degli Stati Uniti ad assumere un ruolo più attivo nella politica internazionale, impongono all’Unione di trovarsi un nuovo posto nel mondo, un nuovo ruolo. E’ un’Unione che va ripensata, va adeguata alle nuove sfide esterne e interne, che deve fare in modo che non ci siano altre “exit” come quella britannica e che non si cammini a velocità diverse (o addirittura ci siano regressioni) su principi fondamentali come i diritti. Non è possibile farlo senza coinvolgere i cittadini, senza dar loro una parte attiva nella scelta degli indirizzi. Si è iniziato a farlo con la Conferenza sul futuro dell’Europa, che è un primo passo che non potrà restare isolato. Ecco, noi vogliamo, con il giornale e con la Fondazione, inserirci in questo percorso da protagonisti, vogliamo essere un punto di riferimento.
Il mondo dell’informazione vive un periodo difficile. Come se ne esce?
Ognuno deve giocare la sua parte. Noi, come gruppo editoriale e come giornale online, abbiamo il dovere di essere affidabili, di produrre e diffondere notizie verificate. Sembra ovvio, ma purtroppo non è sempre così in questo mondo. Ad Eunews la nostra credibilità l’abbiamo costruita su questo ed ora aggiungeremo un pezzo nuovo che sarà il maggior ascolto dei cittadini/lettori. Le notizie non devono venire ‘dall’alto’: i giornali hanno il dovere di selezionare, sì, di scegliere ciò che sembra essere di maggior rilievo, che più segna la vita presente e futura, ma non lo si può più fare senza ascoltare anche i desideri dei lettori, senza un dialogo costante con loro. E questo cercheremo di fare.
(giovanni vasso)