Perché la censura a Report non è condivisibile

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E così proprio Report, la trasmissione che tutti accusano, è finita sotto accusa. Galeotta fu la puntata in cui la trasmissione diretta da Sigfrido Ranucci si è occupata di vaccini, strizzando, la tesi di qualcuno, l’occhio al mondo no vax. Al solito fioccano interrogazioni parlamentari, chi attacca da un lato, chi si smarca dall’altro, c’è chi scrive a Fuortes e chi invoca addirittura Mattarella; in nome del politicamente corretto, che non fa mai male.

E così il povero Ranucci che è abituato a preparare le forche per gli altri è costretto a difendersi. Eppure, mai come in questo caso la censura a Report non è condivisibile. L’universo dei no vax rappresenta una realtà di cui si deve tener conto.

Le loro tesi, i loro argomenti sono debolissimi, frutto spesso di preconcetti e di ignoranza. Ma a queste posizioni si deve rispondere con i fatti: il mondo scientifico deve proporre le proprie posizioni, dimostrando le contraddizioni di chi senza alcun titolo pontifica circa l’efficacia dei vaccini; la politica deve decidere sulla base delle conoscenze disponibili quale strada percorrere per salvaguardare la salute dei cittadini e la tenuta economica del Paese.

Ma l’informazione deve garantire il pluralismo, non si combattono le tesi dei no vax limitandogli il diritto di parola e di espressione. Ognuno poi si farà una propria opinione, il pluralismo è esattamente questo. Report, semplicemente, ha fatto il proprio mestiere.

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