In Sudamerica Youtube ha sospeso i pagamenti a quattordici canali vicini a Bolsonaro accusati di diffondere fake news. La decisione è arrivata dopo la sentenza pronunciata dal tribunale supremo elettorale del Brasile sulla validità del voto elettronico espresso e che alcune frange attivissime in rete e vicine al presidente Jair Bolsonaro contestavano. La questione è delicata perché oltre a impattare la politica, coinvolge i poteri dello Stato e l’architettura stessa della democrazia nel Paese.
Già nelle scorse settimane, infatti, i magistrati brasiliani hanno “congelato” le somme ricavate dai canali in questione. Il denaro, dunque, sarebbe stato depositato in un conto speciale del tribunale fino al termine delle indagini sul voto elettronico.
Nel mirino proprio il presidente brasiliano. Che, in una diretta coi propri sostenitori e cittadini, aveva diffuso alcuni video. Già bollati come “fake” dagli organismi competenti. Il tema è quello del voto elettronico che già negli anni scorsi era finito al centro del dibattito. Infatti, lo stesso Bolsonaro aveva costruito la sua posizione sulla base di un presunto attacco hacker risalente al 2018 ai sistemi operativi istituzionali del Brasile. Quell’attacco non fece maturare alcunché ma per il presidente brasiliano era la prova della vulnerabilità dei sistemi informatici. Accuse pubbliche che gli sono valse un’accusa per violazione del segreto istruttorio. Bolsonaro, inoltre, è accusato anche di diffondere fake news. E i canali vicini a Jair Bolsonaro, adesso, rimarranno senza gli emolumenti da parte di Youtube e dei social network.
Ma la vicenda rischia di arroventare il già caldissimo dibattito pubblico in Brasile. Dove i rapporti tra il presidente e la stampa non sono mai stati idilliaci mentre le elezioni incombono.