Citynews vira sul contratto Uspi-Cisal, Fnsi chiama alla “rivolta”: “Non possono licenziarvi”

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La dura lotta sul contratto di lavoro giornalistico prosegue senza esclusione di colpi. La Fnsi ha lanciato una nuova “scomunica” allo schema di accordo Uspi-Cisal che, questa volta, aveva e ha interessato il gruppo editoriale Citynews, a cui fa capo un’autentica galassia di siti e frequentatissimi giornali online. Citynews ha chiesto di prendere in considerazione, ai suoi giornalisti, proprio il contratto Uspi-Cisal. E non è una notizia di poco conto considerate le dimensioni e la rappresentatività del gruppo che, ormai da anni, è stabilimente tra i primissimi attori editoriali italiani.

Ma la Federazione nazionale della stampa ha fortemente criticato l’indicazione giunta da Citynews. In un intervento che è rimbalzato sul tam-tam dei social, la Fnsi ha formalmente ricusato la Cisal – con cui in passato aveva ritenuto di sottoscrivere un patto di alleanza – definendola addirittura “sindacato di comodo”. Ha inteso attaccare e “smontare” i punti focali del contratto Uspi-Cisal. “È bene, inoltre, sottolineare che l’applicazione al giornalista del protocollo Uspi-Cisal non consente, ai fini Casagit, l’acquisizione dello status di socio contrattualizzato e, pertanto, non determina quei vantaggi fiscali che, invece, derivano dall’essere iscritto alla Casagit in ragione di un Cnlg firmato dalla Fnsi, sindacato fondatore della Cassa di assistenza sanitaria dei giornalisti italiani”. E ancora: “Affermare, poi, che il protocollo Uspi-Cisal sia migliorativo anche per la qualifica di collaboratori della redazione appare evidentemente non corretto. Basti pensare che nel Cnlg sottoscritto con Uspi dalla Fnsi, e cessato a maggio scorso, era previsto un minimo retributivo di 1.300 euro lordi al mese, mentre nel protocollo Uspi-Cisal per il collaboratore redazionale sono previsti tre scaglioni che prevedono: 130 euro per almeno 2 collaborazioni; 250 euro per almeno 4 collaborazioni; 500 euro per almeno 8 collaborazioni”.

Ma la Fnsi ventila anche scenari gravissimi. Parla di “timore comprensibile, manifestato da alcuni colleghi che hanno contattato il sindacato, di provvedimenti ritorsivi, non escluso l’eventuale licenziamento”. E chiama alla rivolta: “Va però ricordato che, stante l’emergenza Covid, i licenziamenti sono stati bloccati per legge fino al 31 gennaio 2021. Un motivo in più per opporre resistenza e pretendere dall’editore il riconoscimento del giusto inquadramento contrattuale per ciascun giornalista”.

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