Coronavirus: Ferrari (Taranto Buonasera): “Così i giornali hanno recuperato credibilità”

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Il lungo viaggio di Editoria.tv tra le redazioni dei giornali che hanno raccontato e continuano a farlo, l’emergenza nei territori, arriva in Puglia. Con Enzo Ferrari, direttore di Taranto Buonasera, Editoria ha discusso su quali scenari e quali effetti, alcuni nefasti altri imprevedibili e forse addirittura positivi, ha prodotto la pandemia.

L’arrivo del coronavirus ha cambiato l’approccio quotidiano sui territori\settori di interesse del giornale (magari con qualche elemento sulla storia della testata)?

Non vi è dubbio che la pandemia abbia sconvolto la vita di ciascuno di noi, delle proprie comunità e, quindi, era inevitabile che sconvolgesse anche l’approccio dei giornali ai territori di riferimento. In questi mesi il nostro giornale, che è l’unico quotidiano di Taranto, è stato quasi interamente dedicato all’emergenza sanitaria. Abbiamo deciso di stravolgere la tradizionale divisione in settori per fornire una informazione omogenea che fosse un punto di riferimento certo e autorevole per i nostri lettori. Intuita la gravità del momento ci siamo posti un obiettivo fondamentale: essere un approdo sicuro che mettesse al riparo i cittadini dalla valanga di fake news che soprattutto nelle prime settimane aveva invaso il web e le chat. Abbiamo fornito notizie rigorosamente verificate, ospitato riflessioni, raccontato storie. Abbiamo sentito sulle nostre spalle il peso della responsabilità, della nostra funzione sociale, di dover essere una bussola per orientare, un punto di equilibrio lontano da chi faceva allarmismo o da chi sottovalutava quanto terribile fosse questa sciagura che si è abbattuta sul nostro Paese. A giudicare dai gradimenti che ci vengono espressi, direi che stiamo agendo bene.

È cambiato, e se sì come, il rapporto con i lettori?

Sì, certo. Come giornale abbiamo dovuto creare un modo diverso di andare incontro ai nostri lettori. TarantoBuonasera è storicamente legato ad una modalità di diffusione fondata in larga parte sul “porta a porta”, oltre che al canale delle edicole. Abbiamo una squadra di incaricati alla distribuzione che consegna il giornale a domicilio: nei negozi, negli studi professionali, nelle abitazioni private. Con il lockdown questo sistema è venuto meno: tutto chiuso, nessuno per strada.  Gli edicolanti hanno svolto egregiamente il proprio lavoro e li ringraziamo per come hanno saputo promuovere l’informazione in questo contesto così complicato. Ma come raggiungere quelle migliaia di cittadini impossibilitati a uscire di casa? Abbiamo allora avviato una iniziativa che ha incontrato subito grande favore: abbiamo deciso di pubblicare online sul nostro sito, a partire dalle ore 17, la versione in pdf del quotidiano cartaceo. Tutto gratuitamente, attraverso una semplice registrazione. Si è rivelata una scelta vincente: abbiamo mantenuto vivo il rapporto con i nostri lettori e ne abbiamo avvicinati di nuovi. Il sito, che già realizzava numeri significativi, è così diventato il luogo di incontro tra lettori tradizionali e lettori digitali.

Poi abbiamo fatto altro, un gesto di solidarietà per testimoniare la nostra vicinanza ai tarantini: abbiamo allegato gratuitamente alle copie cartacee del nostro giornale le ricercatissime mascherine. Una distribuzione realizzata in parte grazie anche al contributo di sponsor privati. Ecco, come giornale siamo stati luogo di incontro anche di questa ritrovata umanità.

Come è cambiato il lavoro materiale in redazione?

Per quanto possibile abbiamo attivato forme di smart working. Ci sono colleghi che lavorano da casa, altri che sono in redazione nel rispetto delle prescrizioni di cautela. Anche noi abbiamo dovuto prendere confidenza con videoconferenze e riunioni a distanza tra chi è in redazione e chi è a casa. In questo senso, le condizioni di disagio ci hanno aperto le porte a nuove modalità comunicative che ci hanno indotto ad esplorare altre possibilità. Un patrimonio di esperienze che ci resterà e continuerà ad essere molto utile anche quando la pandemia sarà solo un brutto ricordo. In questi mesi abbiamo impastato un mattone di futuro.

 

Quali conseguenze l’epidemia avrà sui loro giornali e sul futuro della stampa locale o di settore?

Ho motivo di ritenere che l’epidemia abbia rilanciato il valore dei giornali e in particolare dei giornali locali. Chi ha lavorato bene si è guadagnato una patente di credibilità che in qualche modo ha fatto giustizia delle cattiverie e dei luoghi comuni che sono stati vomitati addosso alla stampa negli ultimi anni, con la grave complicità culturale di alcune forze politiche che hanno propagandato disprezzo per i giornali e per i giornalisti. Quanto alla stampa locale, ancora una volta è emersa la sua insostituibile funzione di raccontare e dare voce ai territori. L’Italia ai tempi del coronavirus non poteva e non può esaurirsi nelle cronache nazionali. Ogni comunità ha vissuto e vive la pandemia in modo proprio, differente da ogni altro. Ogni territorio aveva e ha bisogno di una “sua” informazione specifica. Senza giornali locali i territori resterebbero orfani di informazione. La pandemia ha accentuato il valore di questa funzione della stampa locale.

 

Ha sentito vicinanza o lontananza delle istituzioni?

Devo esprimere un giudizio sinceramente positivo rispetto all’atteggiamento che le istituzioni hanno avuto nei confronti della stampa in questi mesi. Una svolta culturale e politica c’è stata con l’insediamento del nuovo sottosegretario con delega all’editoria, Andrea Martella. Il suo è stato un approccio diametralmente opposto a quello punitivo che avevamo registrato in precedenza. Questo ci fa ben sperare affinché si comprenda che l’informazione è un bene immateriale insostituibile in un paese democratico, un bene che non può essere messo alla stessa stregua degli altri prodotti di consumo. L’informazione va sostenuta, non affossata. Qualsiasi altro atteggiamento ci spingerebbe verso una gravissima restrizione della libertà di pensiero e di opinione.

Devo dire che anche le istituzioni locali hanno saputo esprimere bene il sentimento di solidarietà e apprezzamento verso la stampa locale, avendo intuito, probabilmente, che quando l’informazione è fatta da professionisti diventa un mediatore indispensabile tra le stesse istituzioni e i cittadini.

Come se ne esce? 

Dalla crisi che ha afflitto l’editoria si esce con un lavoro di qualità, investendo nelle risorse umane e nella tecnologia. Carta e digitale non possono guardarsi come due avversari sul ring. Nessuno ha ancora trovato la formula magica, ma non si potrà prescindere da una intelligente sinergia tra queste differenti modalità. Il lockdown, come già detto, ci ha costretto a sperimentare nuove formule. Nonostante le difficoltà, la qualità non è mancata e l’apprezzamento dei lettori nemmeno. Forse abbiamo cominciato a costruire un nuovo percorso.

 

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