Burioni, il virologo che sussurrava alla stampa

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La dichiarazione del Prof. Burioni sulla necessità di selezionare le fonti di informazione in previsione della fase 2 ha sollevato la reazione della Federazione Nazionale della Stampa e dell’Ordine dei giornalisti.

Il Prof. Burioni ha, infatti, richiesto la condivisione della strategia comunicativa con i maggiori quotidiani a tiratura nazionale nonché con le principali testate radio-televisive, sotto la supervisione dell’Ordine dei giornalisti. Probabilmente il Prof. Burioni è un buon virologo, sicuramente è un ottimo divulgatore, ma certamente non comprende le basi della libertà; e non solo di stampa. La prima libertà è, infatti, quella dei virologi e degli scienziati di sostenere in televisione, o sui giornali, le loro opinioni; che sono diverse, molto diverse, e per le quali nessuno ha mai chiesto di arrivare ad un’idea unica sotto il coordinamento dell’Ordine dei medici. Ma la confusione in cui incespica il Prof. Burioni è figlia dei tempi.

Perché questi sono i tempi in cui vengono definite conferenze stampa le dirette facebook, senza possibilità di interlocuzione, di sindaci, assessori regionali, ministri. E lo stesso Presidente del Consiglio dei Ministri ha fatto una conferenza stampa in orario notturno utilizzando facebook. Il problema non è la piattaforma, ma l’opportunità che la piattaforma concede di non ricevere domande. E l’Ordine dei giornalisti ed il sindacato dovrebbero ringraziare il Prof. Burioni perché gli ha concesso l’opportunità di fare una domanda all’ufficio stampa del Governo: con quali criteri venivano e vengono ammesse le testate giornalistiche alle conferenze stampa? Va bene i giornali locali, ma qualche domanda a Repubblica, al Corriere o al Manifesto non è giusto concederle?

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