Diffamazione, allarme da Fieg e Fnsi: ddl è bavaglio, va cambiato

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Fieg e Fnsi in campo per chiedere modifiche al disegno di legge sulla diffamazione a mezzo stampa, in discussione al Senato. Il testo, a firma di Giacomo Caliendo di Forza Italia, abolisce il carcere per i giornalisti, ma, a detta delle Federazioni degli editori e della stampa, contiene norme che destano allarme tra gli addetti ai lavori.

“Il testo, pur presentando aspetti positivi come l’eliminazione della previsione del carcere per i giornalisti – ha detto il presidente della Fieg Andrea Riffeser in una conferenza stampa al Senato – non è privo di criticità rispetto ad altri temi, ad esempio in materia di rettifiche, di responsabilità penale del direttore e del vicedirettore, nonché di competenza territoriale per i casi di diffamazione sui giornali online”.
“Su questi temi, ha continuato, Fieg e Fnsi ritengono necessario un supplemento di riflessione da parte di forze politiche e Parlamento per una corretta rivisitazione della disciplina della diffamazione a mezzo stampa, nel perseguimento dell’interesse generale ad una libera e corretta informazione, garanzia fondamentale di democrazia”.

“Giornalisti ed editori sono dalla stessa parte perché, se approvato, questo testo determinerebbe un vero e proprio bavaglio ed è giusto intervenire congiuntamente”, ha aggiunto il segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso. “Queste misure allontanerebbero ancora di più l’Italia, che continua ad accumulare condanne per violazione della libertà di stampa, dal resto dell’Europa”.

Tra i punti critici elencati dal segretario Fnsi, l’obbligo di rettifica automatica, che esclude la possibilità di un commento da parte del direttore. “Se è vero che si cancella il carcere, vengono aumentate le sanzioni pecuniarie rispetto ad oggi, ha sottolineato Lorusso. Serve proporzionalità non solo rispetto alla capacità economica dell’editore, ma anche del giornalista. Si configura un vero e proprio bavaglio per i free lance. Il capolavoro, ha aggiunto, è però la norma che prevede un aumento della pena in caso di disparità tra soggetti”. Lorusso ha quindi annunciato che verranno avanzate proposte per modificare il testo, oltre alla presentazione di memorie a beneficio dei parlamentari.

Alla conferenza stampa anche Francesco Dini, vicepresidente Fieg. “Per sfuggire al modello Erdogan, ha detto quest’ultimo, ci stiamo avvicinando al modello polacco e ungherese. Le aziende editoriali così non possono lavorare: gli unici a poter fare giornalismo d’inchiesta saranno gli over the top, che sfuggono ad ogni normativa”.(fnsi)

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