Questa legge s’ha da fare! Si tratta della legge francese contro la pirateria on-line, la legge hadopi, fortemente voluta da Sarkozy. Durante l’iter in Parlamento, il testo era stato bocciato una volta dall’Assemblea ed era stato fortemente criticato dall’Ue che vede l’accesso a Internet come un “diritto” di tutti i cittadini. Ma la dura battuta d’arresto era stata dovuta alla decisione
del Consiglio Costituzionale francese che aveva stabilito che la connessione a Internet è un diritto fondamentale del cittadino e che quindi nessuna autorità può alienarlo. L’Hadopi obbliga, infatti, i provider a sospendere il contratto di accesso a Internet agli utenti colti, per tre volte, a scambiare file illegalmente.
Sulla base della legislazione francese e della dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1789, che protegge la libertà di espressione, il Consiglio aveva deciso di mettere avanti a tutto la presunzione d’innocenza dell’utente (il titolare dell’abbonamento Internet). L’Hadopi invece, togliendogli la connessione, lo presumeva colpevole prima di un effettivo processo. “Il punto: in realtà, è sempre possibile- scriveva il Consiglio- che a fare peer to peer non sia stato il titolare dell’abbonamento Internet, ma qualcun altro che ha accesso alla sua connessione. Solo un processo può stabilire chi sia stato il responsabile”.
Adesso, dopo aver promulgato la parte non censurata della legge, il governo ha predisposto un nuovo testo che recepisce le modifiche imposte dal Consiglio: sarà il giudice e non più all’autorità amministrativa, ad intervenire con il taglio della linea Internet ai pirati.
L’obiettivo è di riuscire ad far adottare la legge da Parlamento entro luglio.
Il ministero della Cultura ha spiegato che il tribunale potrà procedere nei confronti dei pirati con la sospensione dell’abbonamento, con una multa per reato di contraffazione o detenzione. Pene già previste dalle norme esistenti ma che raramente sono state applicate.
L’abbonato che viola una decisione della giustizia facendo un nuovo abbonamento con un altro provider potrà essere condannato alle pene previste per questo tipo di violazione (fino a 300.000 euro di multa o due anni di prigione). Il dispositivo sarà sicuramente “molto più repressivo” rispetto a quello inizialmente previsto.
Il ministero ha assicurato che, al fine di evitare un sovraccarico di lavoro per i tribunali, la giustizia potrà ricorrere a procedure semplificate per decidere le sanzioni del caso.
Sarà assicurato un trattamento “rapido ed efficace” dei contenziosi grazie a ordinanze penali (giudizi reso senza udienza pubblica) e davanti al tribunale correttivo con un giudice unico (invece di tre).
Fabiana Cammarano