Le frenetiche attività sindacali degli ultimi mesi hanno raggiunto il loro apice nella cosiddetta assemblea aperta dello scorso lunedì 18. La cosa più grave è che la Redazione de Il Mattino, ed in primis la sua rappresentanza sindacale, tenta maldestramente di ignorare una realtà che è sotto gli occhi di tutti e riempie le pagine dei giornali, con il malcelato obiettivo di mantenere invariata la struttura attuale e le connesse situazioni di comodo o privilegio di alcuni, così come si sono consolidate nel corso degli anni.
L’economia è in recessione nel mondo e l’Italia non fa eccezione, i consumi sono in frenata ed ancor più in crisi è la raccolta pubblicitaria sui quotidiani, che nel 2008 si è ridotta di oltre il 7% e nel primo trimestre del 2009 viaggia a tassi negativi del 30%. Le conseguenze di questa situazione è che le società editrici di quotidiani sono in crisi:Il Mattino SpA, che edita questo giornale, ha chiuso l’esercizio 2008 con una perdita netta di quasi 400.000 euro, e se si proiettasse all’intero anno l’andamento del primo trimestre 2009, la perdita potrebbe arrivare a 3 milioni di euro.
Non tenere conto dei cambiamenti irreversibili del mondo e del mercato che ci circonda porta inesorabilmente alla chiusura delle aziende. Il Mattino ha elaborato un piano di riduzione del personale giornalistico che aumenti l’efficienza della redazione e sia focalizzato sulle vicende che più interessano i nostri lettori, un radicamento nel territorio che è stata la chiave del successo de Il Mattino per quasi 120 anni. La nuova organizzazione giornalistica è, al contrario di quanto affermato dal sindacato, fortemente focalizzata sull’area campana e napoletana in particolare: tale area, infatti, assorbirà una percentuale delle risorse giornalistiche maggiore rispetto ad oggi, naturalmente in una organizzazione complessivamente più contenuta ed efficiente, l’unica strutturalmente sostenibile.
Altre prospettive e soluzioni non esistono, tutte le aziende in deficit strutturale, come si avvia ad essere Il Mattino nella attuale organizzazione, non possono sopravvivere, se non relegate, nel caso dei giornali, ad organi di stampa di partiti o movimenti politici (la cui sopravvivenza è subordinata ad elargizioni di denaro pubblico) o al ruolo marginale di sostegno di specifici gruppi di interesse, pertanto disponibili a «pareggiare i conti» di un giornale in perdita strutturale. Il Mattino non sarà mai così, conserverà la credibilità ed il ruolo che mantiene da oltre un secolo e ciò sarà possibile solo se potrà sostenersi da solo, con i propri mezzi. Tutto il resto è folklore.
Editrice Il Mattino SpA (Dalla rassegna stampa ccestudio.it)