Stato di agitazione e cinque giorni di sciopero a la Repubblica

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Dopo i tagli adottati negli ultimi dieci anni, il Gruppo Gedi, editore di Repubblica, ha prospettato ulteriori, pesanti interventi sul costo del lavoro giornalistico.

La redazione ha respinto all’unanimità la proposta dell’azienda e ribadito l’indisponibilità a confrontarsi, in questi termini, sul futuro del quotidiano. E ha invitato gli azionisti a farsi carico di criticità che non possono essere addebitate al corpo redazionale, ma a scelte manageriali, di marketing ed editoriali.

Nel momento in cui Repubblica è sotto attacco da parte della maggioranza di governo, i giornalisti esigono dall’azienda che si mettano in campo tutti gli strumenti e i comportamenti necessari per difendere il giornale, per proteggerne l’autorevolezza e la libertà, per tutelare la comunità dei lettori.

Allo scopo di preservare la qualità e il ruolo di Repubblica come garante del tessuto democratico del Paese, i giornalisti hanno dichiarato lo stato di agitazione, con il blocco contestuale di ogni nuova iniziativa editoriale, e hanno affidato al Comitato di redazione un pacchetto di cinque giorni di sciopero e la valutazione sull’uso di altre forme di lotta.

Al Cdr è stato inoltre dato mandato di ottenere dall’azienda un piano industriale dettagliato, accompagnato dalle specifiche sui conti del gruppo e sull’analitica distribuzione di costi e ricavi. E di chiedere alla direzione di Repubblica se ritenga questi ulteriori tagli compatibili con la qualità del prodotto in tutte le sue declinazioni, cartacee e digitali.

Il Comitato di Redazione di Repubblica

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