“Una parte degli editori vuole cancellare il sindacato dei giornalisti, non solo una serie di persone che hanno gestito la Fnsi in questi anni. L’obiettivo e’ quello di abbattere la contrattazione collettiva e i diritti acquisiti, per arrivare alla contrattazione individuale”. E’ questo il pensiero di Giuseppe Giulietti, esponente del Pd e portavoce di Articolo 21.
Per Giulietti la categoria “non deve abbassare la guardia. Sento dire che lo sciopero non serve. Io non ho ancora visto alternative valide. Piuttosto i giornalisti richiamino il potere politico alle sue responsabilita’. Si faccia uno sciopero dell’informazione politica: per una settimana non si parla delle beghe politiche, dei litigi sulla riforma elettorale, sui problemi di maggioranza e minoranza, e si parli solo dei ragazzi di Locri, dei veri problemi della gente”.
Per Giulietti il governo deve essere richiamato alle sue responsabilita’: “serve una legge sull’editoria che preveda il rispetto delle regole da parte degli editori. Che non dia contributi a chi non rispetta gli accordi sindacali, a chi utilizza il lavoro in nero, a chi utilizza false crisi aziendali per cacciare i giornalisti. Non lo si vuole cambiare ‘statuto dell’impresa editoriale’? Lo si chiami in un altro modo ma servono regole che fissino nuovi equilibri tra redazioni e editore. Lo Stato dia i soldi alle imprese che ne hanno bisogno nel nome del pluralismo, non alle societa’ quotate in Borsa”.
Giulietti, allo stesso tempo, sollecita i giornalisti a “non avere paura dei cambiamenti e delle innovazioni tecnologiche.
Guai ad assumere un tale atteggiamento, piuttosto serve studiare e valutare la portata dei cambiamenti”.