Non c’è pace per Mark Zuckerberg che torna a Capitol Hill per la seconda audizione pubblica alla commissione Energia e Commercio della Camera. Ai deputati il numero uno del colosso di Menlo Park ribadisce il suo mea culpa punto per punto: identica ammissione di responsabilità e identica promessa di migliorare, per evitare che si ripeta quanto accaduto con lo scandalo di Cambridge Analytica, che ha coinvolto 87 milioni di utenti. «Ho avviato Facebook, lo gestisco e sono responsabile di ciò che accade al suo interno», dice, in quello che è diventato il suo mantra. «Ci vorrà del tempo per elaborare tutti i cambiamenti che dobbiamo apportare, ma mi impegno a farlo nel modo giusto». I membri della Camera però sono agguerriti: il deputato del New Jersey Frank Pallone entra a gamba tesa e definisce Facebook un’azienda che «aspira i dati ma non riesce a tenerli al sicuro». Poi chiede a Zuckerberg se può impegnarsi a cambiare le impostazioni di tutti gli utenti per rivelare una quantità di dati minima come opzione predefinita. «Sì o no?», domanda, e il Ceo ribatte: è un «problema complesso, merita una risposta con più di una sola parola». E rispondendo alla deputata democratica della California, Anna Esho, rivela che anche i suoi dati sul social network sono fra quelli acquisiti da Cambridge Analytica. Non solo. Zuckeberg ammette anche: «Raccogliamo informazioni su persone non iscritte a Fb per sicurezza», lasciando di stucco il deputato Ben Lujan, del New Mexico. Che replica: «Mi sorprende che non se ne sia parlato molto oggi. Raccogliete dati su persone che non hanno firmato un accordo. Tutto ciò va sistemato». Si fa nuovamente strada l’idea che sia necessaria una regolamentazione, e lui ammette: «Internet sta diventando sempre più importante nella vita delle persone in tutto il mondo, credo sia inevitabile la necessità di alcune regole, ma bisogna fare attenzione». «Tali regole potrebbero essere facilmente rispettate da una grande azienda come la nostra – continua – ma potrebbero mettere in difficoltà le piccole start up». Quindi spunta una possibile svolta: spiegando ai legislatori il modello commerciale di Facebook di vendere annunci (non dati), Zuckerberg suggerisce infatti che un giorno potrebbe offrire una versione a pagamento del social network, nel quale verrebbero bloccati tutti gli annunci. La questione era già stata affrontata nei giorni scorsi dal COO di Facebook Sheryl Sandberg in un’intervista al programma della NBC ‘Today’. Alla domanda se fosse possibile inventare uno strumento come un pulsante di disattivazione per impedire l’utilizzo dei propri dati per pubblicità mirate, il direttore operativo ha risposto: “Abbiamo diverse forme di disattivazione. Non abbiamo una disattivazione al livello più alto”. “Quello – ha concluso Sandberg – sarebbe un prodotto a pagamento”.