Editoria: riforma a settembre, ma per i giornalisti ci sono altri problemi

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Dopo lo slittamento della riforma dell’editoria a settembre cerchiamo di fare il punto sulla situazione dei giornalisti e dell’Ordine: “Si sta svendendo tutto, voi giovani giornalisti prenderete meno e io sono molto preoccupato”, spiega Franco Abruzzo

La riforma dell’editoria va in vacanza, si riparte a settembre. Ne abbiamo approfittato per approfondire alcune delle questioni legate più strettamente al mondo dei giornalisti con l’aiuto dello storico presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, nonché punto di riferimento per chiunque si occupi di informazione in Italia, Franco Abruzzo. Ottimismo sulla chiusura a settembre, ma i grossi problemi per i cronisti, giovani e meno giovani, sono tanti.

La riforma dell’editoria doveva arrivare entro l’estate, poi, nonostante gli appelli degli addetti ai lavori, è slittato tutto a settembre…
La riforma si farà a settembre. Le aziende, come anche l’Inpgi, sono in lacrime. Il grosso problema è il nuovo contratto. Si sta svendendo tutto, voi giovani giornalisti prenderete meno e io sono molto preoccupato. Se voi guadagnerete di meno, verserete meno contributi all’Inpgi e tutto il sistema rischia di incorrere in gravi problemi. Ci sarebbe tutto l’interesse a favorire la condizione dei nuovi giornalisti, ma ora come ora la situazione è davvero problematica.

Come valuta l’operato del sindacato nell’ultimo periodo?
Io ho fatto sindacato combattendo, questo a me sembra più un ‘sindacato giallo’. Io forse sono duro, ma anche la situazione è difficile. La legge si fa, ma c’è il problema dell’Ordine dei giornalisti. A quanto pare sembra vogliano seguire il mio consiglio di mantenere in carica 60 consiglieri come quota fissa. Di questo sono contento, anche perché poi di 12 di loro andranno a fare i giudici disciplinari.

Per molto tempo si è parlato della possibile riduzione del numero dei Consiglieri nazionali dell’Ordine, da cosa nasceva quest’ipotesi?
Era una provocazione di Renzi diretta a Vincenzo Iacopino (presidente dell’Ordine dei giornalisti – ndr). Si è trattato solo di questo, non ci hanno mai creduto veramente, come dimostra il fatto che dai 18 proposti in un primo momento li hanno portati subito a 36. A marzo poi mi fu chiesto di avanzare una proposta, io l’ho mandata alla Finocchiaro al Senato, così come anche alla Camera, ed è stata accettata.

Sessanta consiglieri cosa daranno all’Ordine dei giornalisti?
I consiglieri devono amministrare l’Ordine. Un tempo il grosso dell’attività riguardava la deontologia e i provvedimenti disciplinari, che ora sono nelle mani del consiglio disciplinare (i 12 membri di cui parlavo in precedenza). Gli altri 48 sono i giudici delle iscrizioni e si occupano della formazione. Io mi auguro che quest’ultimo aspetto, la formazione, venga effettuato esclusivamente per via telematica, quindi anche la funzione di questi consiglieri potrà essere ripensata. La cosa importante è che adesso il numero dei consiglieri risulta bloccato, a prescindere dal numero degli iscritti all’Ordine dei giornalisti.

Quali sono i punti più importanti per i giornalisti in questa riforma?
In primo luogo bisogna capire cosa farà adesso l’Ordine. Che attività? Se prendiamo il Consiglio nazionale del ’65 o del ’70 e guardiamo i nomi dei colleghi che lo componevano e lo paragoniamo a quello odierno vengono i brividi. Un altro punto molto importante riguarda la modifica della legge 416 art. 37. Secondo questa norma quando un’azienda è in stato di crisi bastano 58 anni d’età e 18 anni di contributi per andare in prepensionamento con uno scivolo, un regalo, di 5 anni di contributi. Questa spesa è stata a carico dell’Inpgi fino al 2009, dopodiché il lavoro di Berlusconi e Tremonti ha spostato parte del carico sullo Stato con un contributo di 20 milioni. La soglia d’età, però, non va bene e da quello che ho percepito sembra che vogliano alzarla a 62 anni d’età e 25 anni di contributi. Questa cosa va fatta, anche perché i conti dell’Inpgi sono quelli che sono. Poi va detto che la spesa è a carico dello Stato fino ai 65 anni, dopodiché sarà la previdenza dei giornalisti a occuparsi di tutto.

Cosa cambierebbe in caso di modifica?
Verrebbe cancellata la norma che ha portato l’Inpgi all’attuale stato, anche perché le aziende ne hanno approfittato per mandare i propri redattori in pensione prima del tempo. Ecco il motivo, uno dei motivi, per cui ci troviamo in una situazione difficile come questa. Ma poi ci sono molte altre cose che potrebbero essere cambiate, come ad esempio la norma per cui un giornalista in prepensionamento non può più collaborare per la stessa testata. Anche qui ci sono dei casi in cui i grossi giornali hanno fatto continuare a scrivere i giornalisti andati in prepensionamento e questo non va bene

Editoria e giornalismo, cosa ci aspetta a settembre?
Bisogna prendere le decisioni giuste adesso per salvare la barca. È una situazione ricca di grandi problemi, non possiamo fare altro che stare ad aspettare. A settembre vedremo, in ogni caso c’è aria di stretta, anche per la riforma dell’Inpgi. Sarà durissima, con l’applicazione della legge Fornero. Già lo scorso febbraio il ministro Poletti aveva chiesto il massimo rigore su questo aspetto: il governo ha dato tempo, ma vuole una stretta poderosa.

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