Riforma editoria, Sinagi: Tante richieste, poche idee

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Il segretario Sinagi, Marchica è duro: “Tutti hanno chiesto soldi pubblici, nessuno ha proposto un’idea”. Con la riforma dell’editoria è possibile un futuro per le edicole, il sindacato individua i 4 punti da cui far partire la ripresa

Tutti i soggetti che sono stati via via auditi, editori della carta stampata, giornalisti, radio e televisioni, hanno chiesto soldi pubblici, e nessuno di loro ha consegnato un progetto, un’idea. Giuseppe Marchica, segretario generale del Sindacato Nazionale Giornalai d’Italia, commenta così lo stato dei lavori per la riforma dell’editoria. “Nulla solo soldi, mentre noi, che siamo i piccolissimi, la rete di vendita, non abbiamo chiesto denaro, ma abbiamo presentato un progetto di stabilizzazione e crescita della rete”.

Marchica ha spiegato, a una settimana dall’audizione della Sinagi presso la commissione Affari costituzionali al Senato, di aver polemizzato con la Fieg che aveva chiesto la liberalizzazione della rete di vendita e di impedire alle edicole di vendere prodotti diversi da quelli editoriali. Loro devono poter andare dove vogliono e le edicole non devono dedicare spazi ad altre merceologie. La dice lunga sulle ‘grandi idee’ della Fieg e sulla sua assoluta mancanza di progettualità di rete”.

Nel suo complesso la Sinagi considera il testo di legge al vaglio del Senato un progetto condivisibile, purché contenga alcune precisazioni per quanto riguarda il ruolo e la funzione delle edicole. Nel corso dell’audizione in commissione, infatti, i vertici del sindacato hanno spiegato che il testo ci sembra accogliere l’esigenza palesata da molti anni, di dare forme di tutela alla piccola e media editoria, ma questa tutela sarebbe vana se non ci fosse una rete di edicole professionalizzate in grado di garantire a tutti e allo stesso modo, l’accesso alle edicole e la visibilità che le stesse danno a tutti e non solo alla grande editoria, come avviene in particolar e nei punti all’interno della Gdo”.

Il pericolo principale individuato dal sindacato consiste nelle liberalizzazioni sfrenate. Una possibile soluzione dovrebbe consistere in una normativa che si concentri su 4 punti:
1. Servizio economico di interesse generale
2. Informatizzazione della rete di vendita e modernizzazione
3. Incentivi alla lettura e costituzione del ticket cultura edicola
4. Equità nei rapporti distributivi

Per quanto riguarda il primo punto, la Sinagi ha proposto che venga riconosciuto “che l’attività di vendita di quotidiani e periodici è un servizio economico di interesse generale soggetto a specifici obblighi di legge e ad una disciplina di settore posta a tutela del pluralismo e dei principi fondamentali in materia di libertà di stampa ed espressione”. Inoltre ci sarebbe bisogno di “una programmazione ‘ragionata’ dei punti vendita di giornali basata su criteri qualitativi e su criteri quantitativi o territoriali compatibili con la direttiva Bolkestein”.

Necessario anche un trattamento egalitario per le pubblicazioni regolari “in occasione della loro prima immissione sul mercato”, così come il superamento della distinzione prevista tra edicola esclusiva e non esclusiva. “Un’unica rete di vendita con una unitaria regolamentazione. Non è giusto, né corretto, che il grande editore sia presente sugli scaffali del supermercato e il piccolo ne sia completamente assente”.

La rete delle edicole dovrebbe essere istituita come rete professionale con forte specializzazione. Questo network potrebbe essere soggetto a regole, come ad esempio la programmazione delle aperture, delle chiusure e delle ferie, “per favorire l’accesso a tutti i cittadini” e riconoscere il diritto degli edicolanti “di poter rendere liberamente tutti i prodotti che non beneficiano della parità di trattamento”.

Varie anche le iniziative proposte per quanto riguarda l’informatizzazione della rete di vendita. In primis il sindacato ha parlato di un sistema condiviso che possa tracciare anche le vendite delle singole testate. I costi di questo servizio non dovrebbero però gravare sui punti vendita. Sulla base del modello francese, inoltre, una rete di questo tipo potrebbe essere inserita nel Registro degli operatori della comunicazione (Roc) o potrebbe costituire un nuovo registro dei rivenditori della stampa. Infine, visto e considerato che le edicole sono disposte in maniera capillare sul territorio e sono aperte ogni giorno, andrebbe consolidato il modello di edicola come centro polifunzionale.

Chiedere allo Stato finanziamenti a pioggia non ha più alcun senso e nessuna possibilità di successo. Per questo motivo la Sinagi ha sostenuto la necessità di agire sulla domanda di prodotti editoriali e non limitarsi a sostenere l’offerta editoriale. Il sostegno pubblico resta necessario, magari con progetti, ma bisogna trovare altre soluzioni. Una potrebbe consistere in “un ticket cultura ideato per incentivare l’acquisto di giornali e di riviste, che potrebbe essere messo a disposizione dei giovani e delle famiglie, da utilizzare esclusivamente per acquisti nelle edicole”.

Infine c’è la questione, delicata, dei rapporti distributivi. Dal sindacato hanno spiegato che il distributore locale, essendo l’unico canale di approvvigionamento della stampa per gli edicolanti, può abusare della posizione dominante in cui si trova, imponendo agli edicolanti condizioni di fornitura gravose o ingiustificate”. Occorre prestare molta attenzione a questo punto e riportare, nei casi in cui sia necessario, una maggiore equità nel rapporto tra distributori e edicolanti.

L’elenco dei rivenditori di cui abbiamo parlato prima potrebbe venire in aiuto anche in questo caso, così come l’istituzione di una “Commissione per la rete e per i prodotti editoriali” presso il Dipartimento dell’Editoria. In questo modo, ha sottolineato il sindacato, sarebbe finalmente possibile garantire uniformità di condizioni di fornitura su tutto il territorio nazionale; assicurare forniture adeguate alle esigenze del punto vendita e degli utenti; evitare anticipazioni finanziarie ed eccessi di forniture; evitare sospensioni delle forniture arbitrarie; disciplinare il recesso dei rapporti in essere.


Clicca qui per il testo presentato dalla Sinagi in commissione al Senato

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