Settimana decisiva alla Camera per editoria e sostegno pubblico

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Il testo unificato delle proposte di legge per l’istituzione del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione e deleghe al governo arriva all’esame alla Camera. Al vaglio dell’Aula le proposte per la ridefinizione della disciplina del sostegno pubblico per il settore dell’editoria, della disciplina di profili pensionistici dei giornalisti e della composizione e delle competenze dell’Ordine dei giornalisti. Il relatore Rampi: “Intervento che garantisce risorse e pluralismo”

Approda da oggi alla Camera, per un via libera atteso in settimana, la proposta di legge sull’Editoria che unisce i testi presentati in commissione Cultura da Maria Coscia del Pd e da Anna Pannarale di Sel. Previste sedute anche in notturna fino a giovedì, eventualmente venerdì, per procedere alla “stabilizzazione delle risorse, garanzia per il pluralismo, accompagnamento al digitale”.

Ne è convinto il relatore della pdl Roberto Rampi che sottolinea all’Adnkronos gli aspetti fondamentali di una riforma dell’editoria che prevede, tra i punti più “caldi”: l’istituzione del Fondo per pluralismo e l’innovazione e la ridefinizione della disciplina del sostegno pubblico, di quella pensionistica e del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti.

Per questi interventi, e questo è un altro tema delicato, è prevista una delega al governo. Rampi spiega che “ha un significato preciso. Non è certo una delega in bianco. Il Parlamento stabilisce i principi, poi si vedranno i risultati dell’intervento. Se sarà necessario, si cambierà ma non bisognerà fare una nuova legge, si interviene per decreto. Si tratta di un modo nuovo di intervenire, dinamico, per un settore che è per sua natura dinamico”.

Il relatore sottolinea anche che questo provvedimento nasce da una fase di grande ascolto di tutte le voci del settore in Commissione. Per questo si può dire che sono state fatte proprie, da parte nostra, tutte le necessità rappresentate per una riforma: criteri di trasparenza, attenzione ai soggetti nuovi, anche ai più piccoli, spinta verso il digitale”.

Secondo Rampi la vera chiave di volta del provvedimento è legata alle risorse ed alla loro stabilizzazione, un obiettivo da perseguire con un principio ben preciso: “L’informazione non è un prodotto come altri, se il mercato non arriva bisogna intervenire. Altrimenti, il rischio è che si spenga una voce, che una comunità resti senza voce”. Perciò il nuovo Fondo per il pluralismo prevede sia nuovi criteri per accedere ai contributi, ma anche più fonti per il suo finanziamento.

Oltre che con le risorse istituzionali di settore, infatti, il Fondo sarà alimentato anche dalle ‘plusvalenze’ del canone Rai, dalle sanzioni dell’Agcom (nonostante quanto dichiarato la scorsa settimana dalla Ragioneria dello Stato) e da un contributo di solidarietà a carico delle concessionarie pubblicitarie. Non è ancora possibile quantificare con assoluta precisione le risorse totali che potranno andare sul piatto, ma secondo alcune stime il Fondo potrebbe valere intorno agli 80 milioni, cui potrebbero aggiungersi altri 50 a regime e nel tempo.

Un altro aspetto di grande importanza della riforma sta nel fatto che la legge sancisce definitivamente il passaggio all’epoca digitale. Anche in modo formale, perché si chiarisce che per avere i contributi bisogna aver sposato le nuove tecnologie e avere l’edizione ‘on line’. Ma non è tutto: ci sono contributi per le startup, per i progetti portati avanti da giovani”. Previsti, sempre nell’ottica di una modernizzazione generale del settore, “una serie di interventi sulla rete della vendita, che riguardano la distribuzione ma anche gli stessi punti vendita, evidenzia ancora il relatore.

La proposta di legge prevede l’introduzione di varie novità. Tra queste la ripartizione annuale del Fondo, divisa tra la presidenza del Consiglio e il ministero dello Sviluppo (anche qui la Ragioneria dello Stato ha espresso qualche dubbio), e la possibilità di accesso sia per le cooperative giornalistiche che per gli enti senza fini di lucro. Esclusi, non senza polemiche, gli organi di partito o di movimenti politici e sindacali. Tra i requisiti per poter usufruire del contributo pubblico, c’è anche l’adempimento degli obblighi derivanti dai contratti di lavoro, mentre sono previsti premi per le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani.

L’intervento che riguarda il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti viene delegato al governo, che deciderà sia le competenze che un taglio dei componenti. Stesso discorso, cioè delega al governo, anche per i prepensionamenti con l’obiettivo dichiarato di arrivare ad un accostamento alla disciplina generale e interventi sui requisiti di anzianità, sul ricorso agli ammortizzatori sociali e sui prepensionamenti, compresa la revisione dei termini per riconoscimento dello stato di crisi aziendale motivo di prepensionamento. Tra le ultime modifiche che sono state apportate al testo c’è anche la chiusura per i prepensionati alle collaborazioni con la loro ex testata.

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