Rampi (Pd): Riforma dell’editoria, in 4 mesi può arrivare la svolta

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Il relatore della proposta di legge per la riforma dell’editoria, Roberto Rampi, racconta a Editoria.tv il testo che porterà alla nascita del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione: “Un momento di svolta. Di difficoltà. Di cambiamento. Ma io credo che la forza e la passione di chi opera in questo settore possa aprire una fase nuova. E noi a queste lavoratrici e lavoratori vogliamo tendere una mano”

La commissione Cultura dà il via libera al testo di legge per la riforma dell’editoria uscito dai lavori del suo comitato ristretto. La votazione sugli emendamenti è terminata con l’approvazione di alcune delle novità proposte, ad esempio il contributo di solidarietà dello 0,1% a carico dei redditi dei concessionari pubblicitari a favore del fondo per il sostegno alle imprese editoriali.

Nel corso della settimana arriveranno i pareri delle commissioni parlamentari sul nuovo testo base che unisce le proposte di legge di Maria Coscia del Pd ed Annalisa Pannarale di Sel e giovedì il relatore, il deputato Pd Roberto Rampi, avrà il via libera per riferire in aula alla Camera. La discussione generale davanti all’Assemblea ci dovrebbe essere lunedì prossimo mentre lo stesso Rampi sottolinea l’operato della commissione: “C’è stato un lavoro di grande collegialità da parte di tutti i gruppi parlamentari con il governo molto ricettivo”. Quello vissuto dall’editoria italiana, ci spiega ancora, è un momento di svolta. Di difficoltà. Di cambiamento. Ma io credo che la forza e la passione di chi opera in questo settore possa aprire una fase nuova. E noi a queste lavoratrici e lavoratori vogliamo tendere una mano”.

A circa un anno dall’apertura del tavolo per l’editoria quanti passi in avanti sono stati fatti?
Direi moltissimi. Credo che almeno in Parlamento sia maturata la consapevolezza che non stiamo parlando di un settore parassitario che succhia denaro pubblico come troppo spesso è stato raccontato. Ma di un settore strategico per la democrazia in cui la funzione del pubblico è quella di supportare i processi virtuosi.

Quali sono secondo lei i punti di svolta che la riforma potrà apportare?
Più certezza delle risorse. Accompagnamento dell’innovazione nel settore. Attenzione alle edicole come snodi centrali del cammino dell’informazione tra chi scrive è chi legge. Più tutela per i laboratori. Più trasparenza e più pulizia a sostegno dei tanti seri e corretti e contro i furbi che danneggiano soprattutto questi.

Cosa ci può dire circa i numeri del fondo pubblico che verrà? Dove sarà possibile prendere le risorse da destinare agli editori?
Al momento si è lavorato su diverse fonti, raggruppando quelle storiche, stabilizzando quelle straordinarie, e poi aggiungendo nuove risorse dalle plusvalenze del canone Rai, dalle sanzioni inflitte da Agcom, e da un contributo di solidarietà interno al settore che porti le componenti più forti a sostenere quelle più deboli.

Circa 15 emendamenti apportati al testo alla Camera come cambiano la proposta di riforma?
Sono state introdotte molte migliorie per le edicole, per la trasparenza, per l’innovazione, a tutela dei lavoratori, delle minoranze linguistiche, con un lavoro che ha fatto tesoro dei contributi. Provenienti da tutte le forze politiche.

Quali soggetti avranno accesso al Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione? Sono previste delle semplificazioni rispetto al modello attuale?
Molte semplificazioni e un tentativo di uniformare molto le regole e puntatore sostanzialmente ai piccoli editori, alla stampa locale, ai giornalisti che si mettono insieme per tentare la coraggiosa avventura di fare della buona informazione.

Nessun finanziamento agli organi di partito, in questo modo si chiudono alcune polemiche del recente passato?
Uno dei modi in cui si danneggia tanto l’immagine quanto la sostanza di questo settore è raccontarlo asservito alla politica perché dipendente dai fondi pubblici. Non è così. I criteri sono universali ed oggettivi. Escludere norme per i giornali di partito o legati ai gruppi parlamentari significa essere molto netti su questo. È l’inizio di una storia diversa.

Una delle questioni critiche del settore riguarda i lavoratori. È stato detto nella bozza di riforma che saranno previsti dei “bonus” per chi assumerà under 35, ce lo può confermare? Ci sono altre azioni che sarà possibile intraprendere per favorire l’occupazione?
Sono sicuramente un nodo centrale. Si c’è un’azione rivolta specificamente alla nuova occupazione e ai più giovani. In generale ci sono molte norme a tutela dei laboratori la corretta retribuzione dei quali è elemento dirimente per poter accedere ai contributi.

Quali sono i prossimi passaggi che attendono la proposta di legge?
Finito il proficuo lavoro in commissione ora attiva l’Aula. E poi si passa al Senato. Con l’obiettivo di fare presto e bene.

Lei ha detto che l’obiettivo è quello di approvare il testo prima dell’estate per poter permettere alle aziende che ne hanno diritto di ricevere le risorse, ci conferma la possibilità che questi tempi vengano rispettati?
Ci sono tute le condizioni perché la legge entri in vigore prima dell’estate. Significa dare quattro mesi al senato per fare anch’esso un buon lavoro facendo tesoro di tutto quanto realizzato alla Camera.

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