Francesco Di Stefano, proprietario dell’emittente Europa 7, ha inviato una lettera al commissario Ue alla Società dell’informazione e Media, Viviane Reding, chidendole di intervenire, per quanto di sua competenza, per far rispettare il diritto Ue nella decennale vicenda giudiziaria di cui è protagonista dal luglio 1999, quando vinse una concessione per poter trasmettere su tutto il territorio nazionale, senza aver mai ottenuto dallo Stato italiano, in seguito, le frequenze necessarie. Una copia della lettera, datata 27 febbraio, è stata inviata per conoscenza anche al presidente della Commissione, José Manuel Barroso.
Di Stefano ha inviato al commissario Reding anche una copia del ricorso presentato dinanzi al TAR del Lazio contro il provvedimento emesso l’11 dicembre 2008 dal Ministero dello Sviluppo economico, “che ha assegnato a Europa 7 un solo canale invece dei tre che le spettavano” per aver vinto la gara del 1999?, spiegando che “naturalmente, con un solo canale non si può ottenere una copertura nazionale e men che meno la copertura dell’80% del territorio (95% della popolazione) e di tutti i capoluoghi di provincia, che spettava e spetta ad Europa 7?.
Allegata alla lettera c’è anche una copia di un altro ricorso presentato al TAR del Lazio, in questo caso da diverse emittenti radiofoniche, sempre contro il provvedimento del Ministero dello Sviluppo economico. “Le emittenti – spiega ancora il proprietario di Europa7 – sostengono di aver avuto l’assegnazione, per la sperimentazione della tecnologia radiofonica Dab, degli spazi di interbanda del Vhf, che a seguito della ‘ricanalizzazione’ dovrebbero dar vita al canale 8 assegnato ad Europa 7 con il provvedimento del Ministero”. Con tale provvedimento, sottolinea Di Stefano, “il Ministero non ha pertanto dato attuazione alla sentenza della Corte di Giustizia del 31/01/2008?.
Dopo aver ricordato che “i nostri diritti e quelli del popolo italiano nel settore televisivo sono calpestati da ormai 10 anni”, la lettera alla Reding si conclude con l’invito “ad intervenire con la massima urgenza per far rispettare dal governo italiano i diritti di Europa 7 e le sentenze della Corte di Giustizia europea”.
Vincenza Petta