Che il mondo dell’informazione in questi ultimi anni sia profondamente cambiato è sotto gli occhi di tutti, a cominciare da come vengono veicolate le notizie, per finire con le modalità scelte dai lettori, passando per i sistemi innovativi fruibili dopo l’avvento del web.
Ma quel che sorprende sono gli ultimi rilevamenti del 12° Rapporto Censis-Ucsi sui consumi mediali in Italia. E più precisamente, la “schiacciante percentuale” evidenziata dall’inchiesta di giovani (età compresa tra i 14 e i 29 anni) che leggono le notizie su Facebook superando, anzi surclassando, per la prima volta sia la carta stampata che i tg.
Ben il 71% dei ragazzi italiani, quindi, per informarsi sceglie il social più popolare del mondo: un dato che non ha mai raggiunto proporzioni così elevate e che fa riflettere tutti coloro che operano attivamente nel settore mediatico e nell’editoria in particolare.
Anche considerando la crisi che da tempo investe i giornali, non era facile spodestare i tradizionali telegiornali, detentori del primato che restano il mezzo più seguito dagli adulti e in particolare dagli over 60.
Come ha dichiarato Vincenzo Cosenza, esperto di social media, Facebook non solo è in cima alle preferenze degli under 29, ma è riuscito anche a scavalcare concorrenti agguerriti come Twitter e Google.
Tuttavia, sempre secondo Cosenza, il successo del colosso californiano è in parte dovuto anche al demerito dei giornali che spesso utilizzano i social non per veicolare contenuti di un certo spessore, ma per diffondere notizie altisonanti e spesso false, giusto per acquisire il maggior numero possibile di condivisioni e “like“, penalizzando, così, il buon nome e l’immagine della testata.
Da un lato, quindi,”l’intraprendenza” di Facebook che mira ad accrescere i suoi follower, integrando le news direttamente sulla pagina del social e condividendo con gli editori parte dei ricavi provenienti dall’advertising e dall’altra, la “negligenza” degli editori che non riescono a trovare strategie utili per stare al passo con i tempi ed esercitare l’appeal necessario a “fidelizzare” milioni di potenziali lettori, i teenager, lasciando “campo libero” al web.
Inoltre, attingendo dall’enorme patrimonio dei dati personali di coloro che hanno un profilo su Facebook, e in particolar modo sfruttando gusti e preferenze, la web company di Menlo Park è capace di veicolare, quotidianamente, milioni di messaggi pubblicitari in maniera mirata, con grande probabilità di successo.
Se da un lato tutto questo rappresenta un‘ottima opportunità in termini di consensi e di profitto, allo stesso tempo si tratta di un sistema che ha il suo “tallone d’Achille” perché il gigante di Cupertino tende a realizzare una sorta di recinto virtuale nel quale gli utenti trovano notizie già selezionate e preconfezionate a discapito di un‘informazione poco “aperta” che non garantisce il massimo della pluralità né la qualità dei contenuti.