Pubblichiamo sul nostro sito una sentenza della Cassazione Penale, risalente al 20 giugno 2014. Con questo provvedimento la Corte fa chiarezza sulla delimitazione del confine tra diritto alla critica e diffamazione. Il ricorso della Cassazione si origina da una pronuncia in Appello, che giudica l’imputato colpevole di tentata diffamazione a mezzo stampa e diffamazione consumata per aver usato espressioni colorite nei confronti di un pubblico ufficiale durante una conferenza stampa. In uno dei motivi di doglianza l’imputato afferma l’incontinenza degli ascritti reati di diffamazione. La Cassazione respinge le argomentazioni di quest’ultimo, non accogliendo il ricorso. Il limite della continenza nel diritto di critica è superato in presenza di espressioni che, in quanto gravemente infamanti e inutilmente umilianti, trasmodino in una mera aggressione verbale del soggetto criticato. Il riconoscimento del diritto di critica tollera, in altre parole, giudizi anche aspri sull’operato del destinatario delle espressioni, purchè gli stessi colpiscano quest’ultimo con riguardo a modalità di condotta manifestate nelle circostanze a cui la critica si riferisce; ma non consente che, prendendo spunto da dette circostanze, si trascenda in attacchi a qualità o modi di essere della persona che finiscano per prescindere dalla vicenda concreta, assumendo le connotazioni di una valutazione di discredito in termini generali della persona criticata. In questo caso la Corte ritiene che le espressioni utilizzate siano state sicuramente non continenti. Link alla sentenza: