di Enzo Iacopino
(Presidente Ordine nazionale dei Giornalisti)
C’è un errore di fondo, nella legge: quello di definire formazione l’obbligo previsto per tutti gli iscritti agli Ordini professionali.
Quel termine, inutile negarlo, irrita immediatamente quanti hanno dieci-venti-trenta o più anni di professione alle spalle.
Ma quel termine è nella legge che forse avrebbe corrisposto più esattamente alle intenzioni del legislatore, condivise dall’Ordine dei giornalisti, se avesse previsto il dovere dell’aggiornamento professionale.
Ci sono Ordini che da anni, molti, considerano un patrimonio da difendere i corsi di aggiornamento. In una professione che, come la nostra, cambia di continuo,tale opportunità dovrebbe essere rivendicata dagli iscritti e non imposta per legge.
Ma ora le norme ci sono: dobbiamo rispettarle.
La legge prevede che gli Ordini professionali organizzino i corsi.
Prevede, altresì, che organismi vari, se hanno i requisiti fissati per gli “enti formatori”, possano chiedere di essere accreditati.
L’Ordine dei giornalisti ha il dovere di istruire la pratica e trasmettere al Ministero un parere motivato per l’eventuale diniego. Se, invece, l’ente richiedente ha i requisiti di legge, l’Ordine – riferendosi alla regolarità della documentazione richiesta – scrive al Ministero dicendo che nulla osta al riconoscimento.
In molti hanno visto in questo una opportunità di fare business. E’ legale. Chiedono all’Odg di essere accreditati, la pratica viene istruita e mandata al Ministero che fa la verifica e formula il parere vincolante. Lo stesso ente, una volta ottenuto il riconoscimento, propone all’Odg quel tale corso, con quel programma, quei docenti e quel costo. L’Odg, se la materia è inerente la professione e i docenti sono ritenuti adeguati, deve autorizzarlo.
Questo è quel che prevede la legge.
Dall’inizio dell’anno sono stati complessivamente organizzati 609 corsi dai vari Odg regionali (li trovate sul sito www.odg.it che nei prossimi giorni riporterà anche quelli che l’esecutivo ratificherà il 18 giugno e sono previsti fino a tutto il 2015)
Di questi corsi, 108 sono a pagamento, organizzati in collaborazione con Università e organismi vari (nella tabella sul sito dell’Ordine trovate tutte le offerte regione per regione, in base alle richieste, TUTTE, fatte dagli Odg regionali alla data del 5 giugno).
Nessun corso a pagamento è stato proposto dall’Ordine nazionale (quello di Fiuggi, pur riportato in elenco, è un seminario di preparazione agli esami, estraneo agli obblighi di legge. Si svolge, infatti, da ben prima delle norme sulla formazione. E’ su base residenziale – albergo e vitto – ed è riservato ai praticanti i quali versano la stessa cifra da molti anni. La stessa cosa vale per i seminari per i praticanti, organizzati da alcuni Ordini regionali).
TUTTE le proposte inoltrate a oggi dagli Odg regionali sono state valutate e definite dal Comitato tecnico scientifico il 4 e 5 giugno.TUTTE.
Gli Ordini regionali organizzeranno un numero di corsi a titolo gratuito sufficiente per consentire a tutti i colleghi la possibilità di acquisire i crediti richiesti.
E’ un impegno non mio, ma di tutti noi.
L’Odg nazionale ha, inoltre, già organizzato un corso di deontologia on line, che vale dieci punti. Ne organizzerà degli altri, facendosi carico dei costi necessari. Tutti saranno a titolo gratuito. TUTTI.
Questa è la linea dell’Ordine nazionale.
Personalmente non parteciperò mai ad alcun corso di formazione-aggiornamento che richieda un pagamento (ho fatto una relazione al corso dell’Ucsi a Fiuggi, svolto su base residenziale e ai partecipanti era chiesto dalla stessa Ucsi, non dall’Odg, di far fronte ai costi di albergo e vitto).
Non già perché, come leggo e so, la situazione per decine di migliaia di colleghi è davvero difficile, ma perché ritengo sia un dovere morale dell’Ordine offrire ai suoi iscritti l’opportunità di rispettare gli obblighi di legge anche senza sborsare un solo euro.
(da www.odg.it)