Google sta progettando un sistema per segnalare agli utenti che, per determinate ricerche, alcuni dei risultati sono stati censurati in virtù del diritto all’oblio. Questa misura arriva in risposta alla sentenza della corte europea dello scorso 13 maggio, che dà a ciascun cittadino la possibilità di rimuovere dai risultati di ricerca tutte le pagine web indesiderate che contengono informazioni personali “inadeguate o non rilevanti”. La società di Mountain View ha pubblicato un modulo online già due settimane fa per chi vuole esercitare il diritto all’oblio: non tutte le richieste saranno però soddisfatte, perché una commissione valuta di volta in volta se le informazioni in oggetto siano o meno di interesse pubblico. Solo il primo giorno sono arrivate 12mila richieste, oltre 41mila in quattro giorni, in pratica una media di 10mila richieste al giorno. Secondo il Financial Times, la maggior parte delle domande arriverebbe da Regno Unito e Germania. I primi link dovrebbero essere rimossi dal web a partire dalla metà di giugno. Secondo le indiscrezioni del Guardian, oltre all’avviso in fondo alla pagina Internet, Google starebbe anche pensando di includere le informazioni sul diritto all’oblio nel suo ‘Transparency report’, in cui rivela il numero delle richieste dei governi di tutto il mondo di rimuovere materiale dai risultati del motore di ricerca. Inoltre, per il quotidiano inglese, tra le 41mila richieste ricevute ci sarebbe anche quella di un politico con un passato oscuro, di un pedofilo condannato e un uomo che aveva tentato di uccidere la sua famiglia. Secondo l’amministratore delegato di Google, Larry Page, un terzo delle richieste di rimozione di link è riferito a frodi, un quinto a crimini importanti, il 12% ad arresti per pornografia infantile.