Questa mattina è convocato il Consiglio dei ministri, ultimo impegno del premier Silvio Berlusconi prima della partenza per Washington dove sabato si tiene il G20 con all’ordine del giorno la crisi finanziaria internazionale. Ma gli occhi della politica sono puntati soprattutto su quanto potrà accadere oggi in Parlamento nell’ennesima votazione (finora ci sono state quarantatre fumate nere) per l’elezione del presidente della Commissione di vigilanza sulla Rai.
Il problema di dare un assetto alla Vigilanza si trascina da cinque mesi ed è reso più urgente anche dalla necessità di rinnovare il Consiglio di amministrazione della Rai, il cui mandato è scaduto nel maggio scorso. ”Ho perso il conto del tempo che è passato. Non ci danno una persona che possiamo ritenere in alcun modo valida come garanzia di equidistanza. A questo punto andiamo avanti con persone diverse”, aveva dichiarato Berlusconi facendo intuire che il Pdl sarebbe passato all’offensiva.
Ieri si è avuta la sensazione che qualcosa si stava muovendo nel muro contro muro tra Pdl e Pd. Dopo aver chiesto inutilmente all’opposizione di non insistere sul nome di Leoluca Orlando, i parlamentari del Pdl si sono presentati compatti in Commissione e hanno votato scheda bianca. Oggi, se Pd e Idv, non proporranno un altro candidato, il Pdl potrebbe votare un altro nome, seppure dell’opposizione come vuole la prassi di questa Commissione di garanzia. Per evitare tale soluzione, questa mattina, Veltroni ha convocato un vertice del proprio partito. Si sta forse affacciando l’idea di cambiare il nome di Orlando? In tal caso, quali sarebbero le conseguenze nel rapporto con l’Idv? In ogni caso, ieri,nel corso di una riunione a cui hanno partecipato i deputati e i senatori del Pd presenti in Vigilanza e i capigruppo alla Camera e al Senato, Renato Soro e Anna Finocchiaro, si era deciso di insistere su Orlando. L’ex ministro delle Telecomunicazioni, Paolo Gentiloni, confermando la compattezza del Pd, aveva affermato: ”Con le prevaricazioni non si risolvono i problemi, anzi si aggravano. E in questo caso si trasforma il confronto sulla Rai in una guerriglia”.
Il Pdl ha fatto circolare anche il nome del senatore Nicola Latorre come possibile presidente della Vigilanza di proprio gradimento. ”Sarebbe l’uomo giusto al posto giusto”, ha dichiarato Francesco Casoli, vicepresidente dei senatori del Pdl e membro della Commissione di vigilanza.
Cosa potrebbe accadere qualora il Pdl elegga un presidente della Commissione di proprio gradimento malgrado appartenga al Pd? Antonello Soro, capogruppo del Pd alla Camera, è convinto che un presidente, qualunque esso sia, eletto con i soli voti del Pdl, dovrebbe dimettersi. Ma non la pensa così Marco Beltrandi, deputato del Partito radicale eletto nelle file del Pd, che non si dimetterebbe in caso di elezione (il suo nome potrebbe essere indicato dal Pdl). Se il Pd questa mattina, nel corso del vertice presieduto da Veltroni, deciderà di non insistere sulla candidatura di Orlando, accanto al nome di Nicola Latorre potrebbero spuntare quelli di Giovanna Melandri e Fabrizio Morri come possibili presidenti della Vigilanza.
Fabiana Cammarano