“Il Welfare negoziale al quale guarda il Ministro Sacconi per riformare il sistema delle garanzie e delle tutele del lavoro presenta punti di interesse significativi ma da solo non basta per sostenere la domanda di socialità necessaria”. E’ in sintesi la valutazione della Federazione nazionale della Stampa italiana sulle linee guida del “Libro Verde sul futuro del modello sociale” su cui il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali ha aperto il confronto in vista di una riforma generale che comprenda interventi per sanità, previdenza e ammortizzatori sociali. Ad intervenire è il segretario nazionale della Fnsi, Franco Siddi, con l’intento così di chiarire che intende partecipare al tavolo governativo successivo, portando il contributo della propria collaudata esperienza con sistemi di integrazione contrattuale, di autogestione di servizi e di solidarietà e segnalando al tempo stesso “l’esigenza che lo Stato non si sottragga al suo dovere di intervento specie sui terreni della gestione delle crisi di settore che determinano pesanti riflessi occupazionali (dalla cassa integrazione ai prepensionamenti)”.
Viene sottolineato che “un robusto Welfare negoziale” è stato infatti costruito da tempo dai giornalisti attraverso l’Inpgi, la Casagit e il Fondo di Pensione complementare. Ma se il complesso di interventi sociali del Welfare negoziale dei giornalisti può essere preso a modello per un più vasto Welfare contrattato, “occorre oggi – è scritto nel parere della Fnsi trasmesso a Sacconi – un intervento mirato dello Stato soprattutto sul terreno della fiscalità”, specie per quanto riguarda sanità e previdenza complementare.
Per quanto riguarda invece la socialità relativa all’occupazione e gli ammortizzatori sociali, per la Fnsi “il modello negoziale bilaterale cui guarda il ministro non e’ in grado di reggere l’impatto con la situazione reale di oggi e ancor meno quella più delicata che si prospetta per il futuro”. Il segretario della Fnsi osserva che il settore editoriale esige una revisione degli ammortizzatori sociali, con una particolare attenzione a sostegno delle misure di formazione, di cassa integrazione, di disoccupazione e “soprattutto di prepensionamento, oggi a totale carico dell’Inpgi con sottrazione impropria di risorse dalla previdenza; un carico, questo non più sostenibile senza che sia messo in crisi l’intero sistema di welfare della categoria per il quale si impone la necessità di risorse aggiuntive”.