“I lavoratori di Sardegna Uno offrono un telegiornale scoppiettante proprio qui davanti al mercato. Venite ad ascoltare le notizie anche perché qui a fare la spesa non possiamo più venire, visto che non ci pagano”. E’ uno degli appelli lanciati dai dipendenti dell’emittente televisiva – fino allo scorso luglio di proprietà del presidente di Banca di credito sardo-Gruppo Intesa, l’imprenditore turistico Giorgio Mazzella – che da mesi non ricevono lo stipendio. Stamane a Cagliari, davanti al mercato di San Benedetto, giornalisti, tecnici e operatori hanno allestito un Tg “live” in strada per raccontare la loro vertenza.
Accomodato tra le auto del parcheggio e spesso interrotto da automobilisti che facevano manovra e dai clienti del mercato che chiedevano spiegazioni, il giornalista-scrittore Gianni Zanata ha iniziato a leggere le notizie in scaletta proprio come tutti i giorni nello studio di registrazione dell’emittente in crisi. Dietro di lui il logo della televisione, riprodotto su un cartellone sorretto dai colleghi.
L’edizione straordinaria del “telegiornale” è stata dedicata interamente alla storia della crisi di Sardegna Uno, con tanto di “ospiti in studio”, inviati e approfondimenti di carattere ironico e sarcastico. Decisamente colorata la “pausa pubblicitaria” prevista tra la prima e la seconda edizione del tg, quando i lavoratori armati di megafono hanno fatto irruzione tra i banchi del mercato promettendo notizie fresche e invitando tutti ad ascoltare il “Tg in diretta” che stava per “andare in onda” davanti alla struttura. Dopo i primi attimi di stupore, non sono mancate le manifestazioni di solidarietà: “Sardegna Uno, numeri uno”, “Viva Sardegna uno” e “Bravi, fatevi valere” hanno urlato alcuni commercianti.
Lo scorso luglio Mazzella – dopo due anni di contratto di solidarietà dei dipendenti – ha venduto l’emittente a una cordata di tre imprenditori: Sandro Crisponi, già dipendente e ora amministratore delegato di Sardegna Uno Tv, Luigi Ferretti e Mario Tasca, già direttore della tg. Una compagnie societaria che, per sua stessa ammissione – riferiscono i rappresentanti sindacali – non è in grado di offrire alcuna garanzia finanziaria.