Diario di una mattinata passata in edicola. Per far capire agli “ottusi” quanto sia difficile e sacrificato il mestiere.

1
14468

Oggi ho deciso di fare un esperimento. Diventare edicolante per un giorno. L’occasione (ringrazio il mio amico/edicolante Gigi) era ghiotta per capirne un pò di più su un mestiere sacrificato e sempre più spesso bistrattato. Ho deciso di condividere questa mia esperienza e lanciare un segnale a tutti gli “ottusi” del potere. Quelli che usano le edicole come bancomat, quelli a cui non frega nulla se molte edicole chiudono, quelli che hanno dato la possibilità di vendere  i quotidiani nei centri commerciali, quelli che rubano sulle rese, che  speculano e sfruttano la categoria.
La mia giornata inizia alle 5.05 del mattino. E’ ancora notte fonda ma in fretta e furia mi preparo e raggiungo l’edicola. Gigi era appena arrivato sul posto, apre il chiosco ed inizia pian piano a sistemare la merce. Sembriamo due facchini. Non so come abbia fatto a mettere tutta quella roba dentro un posto così piccolo. Gigi conosce a memoria gli spazi, le riviste, i gadget, i collaterali. Conosce centimetro per centimetcanero ogni cosa. E nell’aiutarlo mi dice:” Ivan, mai, mai, mai, ma proprio mai mettere una rivista in un posto diverso da dove la si è prelevata”. Ci siamo, mi son detto fra me e me. Gigi ha capito che l’ordine non è proprio il mio forte..
Dopo pochi minuti arrivano i giornali. Li sistema, fa le rese dei vecchi numeri, fa i conteggi e scopre che manca qualcosa. Li fa di nuovo e poi di nuovo ancora. Inizia ad agitarsi. Qualcuno lo aveva fregato. Mancava una copia di qua, una di là. Insomma i conti non tornavano. Non ho osato andare nel dettaglio ma Gigi mi aveva fatto chiaramente intendere che qualcuno si era comportato come se gli avesse “rubato” qualcosa da sotto il naso. Passa circa un’ora e Sofia, la moglie di Gigi ci delizia con un caffè buonissimo. Ormai è l’alba. L’esposizione dei giornali e delle riviste è impeccabile. Tutto perfettamente in ordine. Si inizia a vendere. Quotidiani nazionali e locali soprattutto, fino a quando non arriva una signora e, fermandosi con insistenza ai prodotti in vendita chiede a Gigi: “ma questa penna scrive?, questa macchinina funziona?, l’orologio cammina? Gigi risponde con cortesia facendo capire alla signora che non era responsabile del funzionamento degli oggetti ma che poteva garantire sul giornalino a cui era “abbinato”. Ma la signora non vuole sentire ragioni. Lei spende solo se ha la garanzia di chi vende. E se ne va imprecando contro Gigi. Resto basito. Vallo a spiegare alla signora che la macchinina è un “collaterale”.

Ma andiamo avanti..Arriva una mamma con bambino a seguito. Vuole comprare una bustina di figurine ma chiede a Gigi di volerne una senza doppioni. Apriti cielo, ci vorrebbe un miracolo. La signora impiega otto minuti (contati) per scegliere e comprare una(1) bustina di figurine ma non contenta dice:”se escono i doppioni non verrò più a spendere qui”. Vallo a spiegare alla signora che non è Gigi che mette le figurine nelle bustine..
Seguono una sfilza di persone e di domande del tipo “E’ arrivato?” “C’è qualcosa di bello oggi?” “E’ bello questo cd?” ” e’ bello questo film?” “Posso dare un’occhiata?” “Leggo solo la prima pagina. Posso?”
Gigi evidentemente ha il “fegato” abituato ma io inizio a perdere la pazienza. La gente è spesso supponente. Viene in edicola, prende le cose, legge e poi non compra nulla. Ed inizio a rispondere per le rime. Gigi mi prende da parte e con un sorriso largo così mi dice:”Queste sono solo piccolezze rispetto al resto che tutte le persone che svolgono questo mestiere devono subire ogni giorno. Vai a sederti dentro e osserva”. Non l’avessi mai fatto. Gigi all’interno del chiosco aveva un’edicola nell’edicola. Ho visto di tutto. Calendari degli anni precedenti, figurine improponibili tipo cuccioloni e cucciolotti, riviste assurde, anche datate. Insomma un arsenale di roba inutile. Non ho potuto fare a meno di chiederglielo di come mai avesse tutta quella roba ormai  invendibile. Gigi con un sorriso ironico mi fa:” sono vecchie ristampe che ogni tanto l’editore rimanda alle edicole con la speranza che possano essere vendute. Io le devo prendere “per forza”, e le devo anche pagare. Stai attento a non rovinarle , quelli sono soldi vivi”. Ma come si fa a vendere calendari vecchi?
Sono ormai le 13. Il grosso del lavoro è andato nella prima metà della mattinata. Arriva di nuovo la moglie Sofia con un bel piatto di maccheroni. Gigi non ha nemmeno il tempo e la privacy per mangiarseli in santa pace. Deve badare all’edicola. Deve pagare (in anticipo) la merce. Deve fare le rese, deve fare i conti, deve combattere contro questa maledetta crisi di vendite solo per “sopravvivere”. Gigi deve lottare quotidianamente contro i poteri forti che hanno permesso la liberalizzazione delle vendite. Deve farlo per non far deprezzare il valore della sua edicola. Ma soprattutto Gigi, insieme a tutti i suoi colleghi giornalai, deve lottare per tenere a galla l’editoria italiana. Sì, perché forse, per tutti coloro che non l’hanno ancora capito, i giornalai sono l’unica categoria a cui importa realmente che i giornali si vendano. CAPITO FIEG?

1 COMMENTO

  1. Salve,sono anche io una edicolante ,purtroppo tutto quello che lei a raccontato e pura verita ,speriamo che l’ho legnano in tanti e capiscano il nostro sacrificio.

    Grazie di cuore
    Marina.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome