Riviste scontate e merce invendibile. Gli edicolanti presi per il cappio…

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caneSono le sei del mattino e Gigi, il mio edicolante di fiducia è già al lavoro. L’ho incrociato mentre passeggiavo con il mio cane. Era già tutto sudato e, intento ad aprire i pacchi dei giornali appena arrivati, lo vedevo sbuffare. Gli dico: “Ciao Gigi, è successo qualcosa?”. Gigi, che non sa il lavoro che svolgo, si siede e mi fa: “Ivan, non ne posso più. Mi hanno fatto passare la voglia di fare questo mestiere. Oggi, in pieno Agosto e con la città mezza vuota, mi hanno consegnato merce destinata a prendere sole e polvere. Non la venderò mai”.  Ho sbirciato e ho visto che si trattava di figurine vecchie e qualche rivista sugli aerei. Gigi a quel punto ha calato il capo e ha iniziato ad esporre i giornali. L’ho guardato attonito, e mentre mi allontanavo, lui continuava a parlare da solo. Aveva tra le mani proprio le figurine e le riviste. Forse stava pensando dove metterle. O forse pensava:”maledetti a loro che me l’hanno portate..”.
Edicole come bancomat. Merce destinata al macero che torna all’improvviso in vendita. Figurine di cuccioloni e cucciolotti che non si vendono nemmeno sotto tortura. Ma in che mondo viviamo? Mio padre ha un esercizio commerciale. E tanti come lui lo hanno. Decide cosa comprare e cosa vendere. E’ libero mercato in paese libero. Gli edicolanti no. Vivono in un mercato chiuso in una nazione non libera. Non possono scegliere cosa comprare, la quantità, la qualità e pagano pure in anticipo. I soldi (vivi) del mio amico Gigi sono materializzati nelle figurine dei cuccioloni e cucciolotti e in tutte quelle riviste che non si vendono. Ma siamo in un paese libero oppure no?
Altro problema: le riviste a prezzo promozionale, ad esempio a 50 centesimi invece che 2 euro. Il misero guadagno dell’edicolante è calcolato non sul prezzo originario ma su quello di vendita. In questo modo il distributore non ci rimette un euro, l’editore fa marketing e rientra nei costi con la vendita della pubblicità e i giornalisti non subiscono i tagli dello stipendio. Gli unici ad andarci di mezzo sono le edicole. Si può tranquillamente dire che  l’editoria italiana si mantiene  proprio con questo “trucco”, vale a dire con i soldi versati in anticipo da Gigi e da tutti i suoi “sfortunati” colleghi.
Fa ridere il comunicato di alcuni giorni fa della Fieg che invocava il ripristino dell’iva agevolata dei prodotti collaterali. Si diceva:”con l’iva al 21% molte edicole chiuderanno”.
Io ribatto con una frase del mitico Totò:”ma mi faccia il piacere…..”

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