Neanche questa volta la comunità informatica russa è riuscita a convincere la Duma che alla Rete non si può applicare una censura rigida che non tenga conto della sua natura, anche se lo si fa perseguendo giusti fini. Che si tratti della tutela dei minori o della protezione dei diritti d’autore, come è accaduto questa volta. Il 1 agosto, appunto, in Russia è entrata in vigore la cosiddetta “legge anti-pirateria”, nota anche come SOPA (Stop Online Piracy Act) russo, sulla scia della proposta di legge americana che a gennaio del 2012 ha spinto Wikipedia ad operare un oscuramento temporaneo del suo dominio in segno di protesta. Il provvedimento quanto meno controverso è stato approvato dal Parlamento russo in fretta e furia (in appena un mese) e senza tener conto dei pareri del mondo dell’informatica. La condanna della legge è stata unanime, e sul blog ufficiale di Yandex, il “Google russo”, è stata definita come “tecnicamente irrealizzabile e potenzialmente pericolosa”. Viene vista non come uno strumento effettivo di contrasto ai siti pirata, ma, più che altro, come una minaccia alle libertà della Rete che favorirebbe, tra l’altro, la concorrenza sleale e la censura dei media. Per questo i più importanti esponenti presenti sul mercato del settore, tra cui anche Google Russia, hanno firmato un appello. Sul sito dell’Iniziativa civica russa, riconosciuto dalla legge, il 4 luglio è stata lanciata una petizione per abrogare il provvedimento. Attualmente conta circa 55 mila adesioni. Un numero elevato, considerando che la procedura dell’autorizzazione per la firma è molto complessa, e richiede varie settimane. L’obiettivo dichiarato è quello di raggiungere le 100 mila firme entro settembre, necessarie affinché la petizione venga esaminata dal Parlamento. Il 1 agosto, molti siti del Runet, così si chiama l’Internet russo, sono stati oscurati, riportando un messaggio contro la “legge anti-pirateria”. Per ora la norma riguarda solo contenuti video, ma in autunno potrebbe allargarsi anche ai frammenti testuali e musicali. Le principali critiche riguardano la possibilità da parte del Servizio Federale per il Controllo delle Comunicazioni – una struttura soggetta all’esecutivo – di far bloccare ai provider siti Internet prima ancora che il titolare dei diritti formalizzi la causa in Tribunale, in base a una sua semplice richiesta. Tutte le istanze, poi, dovranno esser presentate alla Corte della città di Mosca, scavalcando la giurisdizione ordinaria. Stanislav Kozlovsky, direttore esecutivo di Wikimedia RU, Ong a sostegno di Wikipedia, non ha dubbi che ciò porterà ad un ingorgo burocratico e che le decisioni verranno prese senza neanche studiare ogni singolo caso. Per accusare un sito di violazione dei diritti d’autore basterà che quest’ultimo riporti un semplice link a un contenuto incriminato. Così, spiega Yandex, se qualcuno volesse far chiudere un sito di un suo concorrente, lo potrebbe fare facilmente linkando, ad esempio, un’opera soggetta a protezione all’interno di un commento. Visto che al titolare del sito viene fornito solo il titolo ufficiale dell’opera da rimuovere e non la sua collocazione, è difficile che la trovi e quindi rischierà il blocco dell’intera piattaforma. Il problema più grosso, però, è legato al fatto che le concessionarie di comunicazione in Russia non hanno la possibilità tecnica di bloccare un determinato sito, viene bloccato il suo indirizzo IP. In questa maniera vengono oscurati anche tutti gli altri siti con lo stesso IP che, però, non hanno violato la legge. Secondo il progetto RuBlackList.NET, in base alla famigerata legge del 28 luglio 2012 che istituiva una “lista nera dei siti” per tutelare i minori, il 97 per cento dei siti sono stati bloccati in modo illegittimo. Secondo gli esperti, anche l’effetto del SOPA russo è molto difficile da prevedere. E nel frattempo la comunità informatica si prepara per un’altra battaglia. Proprio in questi giorni la Duma ha dato vita a una discussione attorno al filtraggio preventivo dei siti per estirpare l’uso delle espressioni di turpiloquio. Cosa tecnicamente quasi impossibile, perché molto costosa, dicono gli informatici, ma i deputati russi, se si mettono qualcosa in testa, non mollano facilmente.