Rcs, raccolti 409 milioni. Ma subito via 150 milioni per le banche creditrici. Da decidere futuro del patto

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sede Rcs, in via Rizzoli

logo RcsDall’aumento di capitale, concluso martedì, sono arrivati a via Rizzoli 409 milioni di euro, su un massimo di 421 ipotizzato all’inizio.  Quasi un quarto dell’aumento è dovuto all’investimento della Fiat che ha raddoppiato la sua quota al 20,123%. La società presieduta da John Elkann ha investito in Rcs circa 90 milioni e farà la voce grossa nella fase due del gruppo che edita il Corriere della sera e la Gazzetta dello Sport.
È parte integrante dei 409 milioni il contributo di 18 milioni del consorzio di garanzia. Trattasi di un insieme di banche che, prima dell’avvio della ricapitalizzazione, si è impegnata a sottoscrivere una parte delle azioni non esercitate. Il limite massimo era di 185 milioni. Ma l’impegno effettivo è stato di circa un decimo. Va precisato che nel consorzio di garanzia sono presenti anche le banche socie della stessa Rcs. È il caso di Mediobanca e di Intesa Sanpaolo (quest’ultima tramite Banca Imi). Inoltre tra gli istituti garanti ci sono anche quelli creditrici della casa editrice del Corriere della sera e della Gazzetta dello Sport. Intesa, ad esempio, è la prima creditrice di Rcs con una esposizione di circa 300 milioni. Ma è anche la prima presenza del consorzio. Visto che il 40% dell’investimento delle banche garanti sarà appannaggio della banca torinese. Comunque alla fine dei conti il consorzio, in totale, avrà il 3,46% del nuovo capitale sociale.
Ora, a ricapitalizzazione conclusa sarà anche rifinanziato il debito per 600 milioni con le banche creditrici. Infatti 150 milioni dell’aumento appena concluso dovrebbero andare a ripianare parte del debito. Rimarrebbero 250 milioni da investire nella società. E di questi una buona parte, almeno 100 milioni, saranno destinati allo sviluppo del digitale. In effetti l’ad di Rcs Pietro Scott Jovane vuole trasformare la casa editrice milanese in una “multimedia company”.
Inoltre bisogna ancora decidere se il patto di sindacato (che dopo l’aumento dovrebbe vincolare circa il 60% del capitale) continuerà ad esistere o meno. La scadenza naturale dell’accordo parasociale dovrebbe essere nei primi mesi del 2014. Con il preavviso dei soci entro il 14 settembre. Tra gli azionisti solo Fiat (leader del gruppo con il 20,123% delle quote) vorrebbe che il patto continuasse ad esistere. Tutti gli altri, in primis Mediobanca (15,4%) e Diego della Valle (8,9%) vorrebbero una nuova struttura azionaria e dirigenziale. Anche Intesa potrebbe unirsi alle posizioni di Piazzetta Cuccia e di Mister Tod’s. Di questo e di altro si parlerà a fine luglio. Infatti alla fine del mese è prevista una riunione dei soci. Non si sa ancora se plenaria o riservata ai soli pattisti. Di sicuro sarà importante l’opera di mediazione di Alberto Nagel, ad di Mediobanca, e di Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di Sorveglianza di Intesa e presidente di Mittel.
Intanto con la fine della ricapitalizzazione si è riaperta la vendita dell’immobile di via San Marco. L’advisor è Banca Imi (del gruppo Intesa). Rcs vorrebbe ricavarci 200 milioni di euro, una “mezza ricapitalizzazione”.

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