Rcs, dopo l’operazione di aumento, la nuova fase potrebbe aprirsi con la divisione delle attività: scorporo del Corriere della sera e cessione degli asset spagnoli a Rupert Murdoch. Intanto Diego Della Valle chiede un incontro con i soci per rivedere il piano industriale.
Ma cerchiamo di fare chiarezza. E iniziamo proprio dai “dubbi” del fondatore della Tod’s. Mancano pochi giorni al termine della ricapitalizzazione. E l’unico azionista ancora indeciso sull’aumento è proprio Della Valle. In realtà l’imprenditore marchigiano vorrebbe continuare ad investire in Rcs. Ma a patto che si riveda profondamente il piano finanziario e industriale; che si cambino i dirigenti; e che si sciolga il patto di sindacato (che vincola il 58% del capitale sociale).
Della Valle ha chiesto un incontro con i soci entro martedì. L’obiettivo sarebbe quello di provare, per l’ultima volta (prima del termine della ricapitalizzazione di 421 milioni di euro) a far valere le sue posizioni.
C’è da precisare che le idee di Della Valle non sono del tutto contrarie a quelle di altri soci importanti. Sia fuori che dentro il patto di sindacato. Infatti la possibilità di sciogliere il vincolo parasociale non è stata esclusa da Mediobanca. E nemmeno da Intesa Sanpaolo. Entrambi gli istituti hanno fatto intendere che, a termine dell’aumento di capitale, si penserà a rinnovare struttura dirigenziale e la relativa governance. Tuttavia nessuno ha avanzato proposte concrete. Tutti hanno rimandato tutto alla fine della ricapitalizzazione. Ma Della Valle deve decidere si riscattare la sua quota dell’8,7% entro il cinque luglio (termine dell’operazione). Quindi dovrà decidere nei prossimi giorni. Altrimenti, viste le caratteristiche dell’aumento, si “diluirà” al 2%. E, oggettivamente, le possibilità che i soci cambino piano industriale negli ultimi giorni della ricapitalizzazione è poco probabile. In ogni caso una adesione dell’imprenditore marchigiano alleggerirebbe il compito delle banche del consorzio di garanzia. Infatti se Della Valle dovesse decidere di partecipare all’operazione, l’aumento sarebbe garantito al 70%. E il “paracadute” delle banche dovrebbero coprire il restante 30% («di cui il 40% – ha precisato il Sole 24 Ore – spetta a Intesa»). Molto meno del “tetto” garantito all’inizio di 182 milioni di euro.
Intanto spunta l’ipotesi, già ventilata nelle scorse settimane, di scorporare le attività del gruppo che edita il Corriere della sera e la Gazzetta dello Sport. Ci sarebbe la possibilità di dividere Rcs in più parti. Una della quali sarebbe il Corsera. Che è l’asset più redditizio del gruppo di via Rizzoli. Il quotidiano di via Solferino potrebbe essere del tutto scorporato dalla società “madre”. Magari per metterlo al sicuro dal eventuali congiunture economiche negative. Qualcuno ha anche immaginato un “affidamento” del Corriere ad una fondazione privata con investitori anche istituzionali. Qualcun altro avrebbe proposto una fusione con il quotidiano della Fiat (che ieri ha acquistato i diritti di opzione per arrivare al 20% del nuovo capitale sociale di Rcs), La Stampa.
E poi ci sono le attività spagnole di Rcs. Queste potrebbero essere ceduta a Rupert Murdoch. E quindi finirebbero per finire nel paniere, già enorme, di News Corporation. Ovvero il colosso dell’editoria presieduto e diretto da Murdoch. Non è da sottovalutare il fatto che John Elkann, presidente della Fiat e prossimo leader di fatto, con il suo 20% di diritti di voto, del patto di Rcs è anche consigliere di News Corporation.