RCS, SI TRATTA CON LE BANCHE PER IL DEBITO. INTANTO IL TITOLO CROLLA DEL 3,2%

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Rcs tratta con le banche per modificare i termini della rinegoziazione del debito. Si lavora sul rimborso “immediato” di 200 milioni di euro e sui tassi di interessi delle nuove tre linee di credito. Intanto il titolo perde il 3,2% e arriva al suo minimo, 0,65 euro ad azione.
Ma procediamo con ordine.
Se la ricapitalizzazione in casa Rcs non è ancora certa, non lo è nemmeno la rinegoziazione del debito di 575 milioni di euro che il gruppo ancora “vanta” con le banche. Entrambe le operazioni che costituiscono il piano finanziario della società che edita il Corriere della sera e la Gazzetta dello Sport sono date per buone. Eppure le loro modalità sono tutte ancora da definire.
Per quanto riguarda la ricapitalizzazione non si sa ancora quanti soci vi aderiranno. Gli indecisi sono molti. Già Diego Della Valle (8,7%), Benetton (5%) e Merloni (2%) hanno rifiutato di parteciparvi. E Italmobilare dei Pesenti (7,4%), Giuseppe Rotelli (16,6%), Sinpar di Luigi Lucchini (1,2%), Eridano Finanziaria di Roberto Bertazzoni (1,2%), Assicurazioni Generali (3,7%) sono ancora tra “quel che son sospesi”. Inoltre, anche se l’aumento sarà, molto probabilmente, “diluitivo”, ovvero il prezzo dei nuovi titoli sarà sensibilmente più basso del loro attuale valore di mercato, il prezzo delle nuove azioni non è stato ancora stabilito.
Passiamo ora alla rinegoziazione del debito con le banche. Operazione direttamente collegata alla ricapitalizzazione. Infatti senza la sicurezza dell’aumento gli istituti esposti non concederanno una rimodulazione del credito. Ricordiamo che le banche creditrici di Rcs sono cinque. C’è Intesa Sanpaolo, (che è anche socio di Rcs e presente, tramite Banca Imi, nel consorzio di garanzia per l’inoptato) che è in credito per 300 milioni di euro. Poi c’è Ubi (presente nel consorzio con Centrobanca) esposta per 200 milioni. Segue Unicredit con 110 milioni. Bnl-Bnp-Paribas e Bpm (anch’esse nel paracadute degli istituti che rileveranno parte delle azioni non sottoscritte per la ricapitalizzazione; la seconda tramite Banca Aletti) con 75 milioni. Fino a qualche settimana fa si è parlato anche di Mediobanca (azionista di Rcs e presente nel consorzio) che sarebbe stata esposta per 50 milioni. Ma la banca milanese, tramite il suo ad, Alberto Nagel, ha smentito tale posizione.
Rcs sta cercando di trattare per “avvantaggiarsi” su alcune condizioni della rinegoziazione. Alcuni soci, in particolare quelli che sono ancora indecisi sull’aumento o che hanno già rifiutato di parteciparvi, non sono d’accordo sull’ipotesi di destinare metà della prima parte della ricapitalizzazione (200 milioni di euro) al rimorso immediato del debito. In quanto, è stato fatto notare, quei fondi non verrebbero utilizzati per una (necessaria) ristrutturazione aziendale. Inoltre i tassi di interessi delle tre linee di credito sarebbero, a detta loro, troppo alti: 6%-6,5% di media. Quindi l’obiettivo è quello di ridurre la prima parte del rimborso e i tassi di interessi.
Inutile dire come un buon esito della trattativa con le banche potrebbe influire positivamente anche sulla ricapitalizzazione. Nel senso che i soci indecisi potrebbero, alla fine, decidere di aderire all’aumento.
Intanto però il titolo di Rcs sta risentendo del forte clima di indecisione. Ieri, ha perso il 3,25%, portandosi a 0,65 euro ad azione, il valore più basso dell’anno.

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