Creare in tempi celeri un mercato paneuropeo delle telecomunicazioni. L’invito stavolta ha un peso specifico particolare perché reca in calce la firma dei capi di stato del Vecchio Continente, riuniti da ieri a Bruxelles per il consueto Consiglio Ue di primavera. Le conclusioni del summit, che saranno diffuse solo nel tardo pomeriggio ma che il Corriere delle Comunicazioni è in grado di anticipare, entrano a piè pari nell’annoso dibattito attorno alla frammentazione del settore digitale europeo. Certo, lo fanno impiegando un frasario “abbottonato”, racchiuso nello spazio di poche righe, e dunque guardandosi bene dal dilungarsi in particolari potenzialmente controversi. Ma si tratta di un decisivo scatto in avanti, che potrebbe spianare la strada ad uno scenario inimmaginabile appena poco tempo fa.
Secondo quanto si legge in una bozza ufficiale delle conclusioni, il Consiglio domanda infatti alla Commissione europea di preparare di qui al mese di ottobre un piano dedicato per pervenire al completamento “del Mercato Unico Digitale entro il 2015”, incluse “misure concrete per realizzare il prima possibile un mercato unico delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione”. A onor di cronaca, una prima versione del documento faceva esplicito riferimento “al mercato delle telecomunicazioni”, piuttosto che limitarsi ad una più generica menzione alle Tic.
La notizia, tuttavia, non è di quelle destinate a suscitare particolare scalpore nell’enclave comunitaria di Bruxelles. Non fosse perché era nell’aria da diverse settimane, al centro di un girotondo di rumors e voci che hanno via via trovato sponda nelle dichiarazioni pubbliche di Neelie Kroes. Il Commissario per l’Agenda Digitale ha non solo riservato per l’ultima parte del suo mandato – in scadenza a ridosso dell’estate 2014 – la presentazione di una serrata sequenza di misure destinate, nel bene e nel male, a riformare il paesaggio delle telecomunicazioni europee: su radiospettro, accesso alle reti, Nga e via enumerando. In più, negli ultimi tempi ha anche cominciato a parlare con crescente disinvoltura della necessità di addivenire ad un mercato più integrato (durante il recente Mobile World Conference di Barcellona si è spinto addirittura sino ad alludere alla creazione di un unico regolatore europeo per le tlc).
Indiscrezioni non confermate segnalano comunque che la Commissione starebbe già lavorando ad un piano che, come accennato, potrebbe essere discusso in via preliminare nel corso del Consiglio europeo di ottobre. Le grandi telco del Vecchio Continente si sono in più occasioni mostrate favorevoli ad una iniziativa in tal senso. Ma sui dettagli del pacchetto, ammesso che sia già allo studio dei servizi comunitari, regna il riserbo più assoluto.
E non è un fatto casuale. Anzitutto perché il concetto stesso di mercato unico delle telecomunicazioni si presta a letture diverse, sovente divergenti. Alcuni player propendono in favore di un robusto consolidamento su scala europea, alla maniera del modello statunitense, dove il mercato è di fatto presidiato da una manciata di operatori (in Europa sono oltre mille quelli attivi solo nel mercato del fisso). Altri, al contrario, pensano ad una semplice armonizzazione regolamentare che da ultimo dovrebbe sfociare nell’insediamento di un regolatore unico europeo. A voler fare l’esegesi delle loro dichiarazioni, sembrerebbe che la Kroes favorisca la prima ipotesi, laddove il Commissario alla Concorrenza Joaquin Almunia appoggi la seconda.
L’incognita maggiore riposa però sulla concreta volontà degli stati membri di imboccare un sentiero che li porterebbe a cedere quote importanti di sovranità su un comparto non solo strategico, ma anche parecchio redditizio (si pensi ai soldi incassati con le aste delle frequenze). Perché, come nota una fonte interna al Consiglio, “un conto è una mera dichiarazione d’intenti inclusa in un documento. Un altro è dare l’avallo ad un piano dettagliato che potrebbe rivoluzionare il mondo delle tlc in Europa”. (CORRIERECOMUNICAZIONI.IT)
[…] loro e cosa stanno facendo le autorità locali e regionali per affrontare la sfida”. Pertanto il Consiglio d’Europa è sicuro: “Per farlo, abbiamo bisogno di media locali forti e indipendenti che facciano parte […]