Alla fine, sembra proprio che Google si sia dovuto arrendere. Messo alle strette dalle accuse della Federal Trade Commission (Ftc), ha ammesso ai funzionari governativi statunitensi di aver violato la privacy di ignari cittadini mentre raccoglieva le foto di strade e abitazioni per il progetto Street View, acquisendo casualmente, oltre alle immagini, anche password, email e altre informazioni personali degli utenti dalle reti wi-fi non protette.
Google non è uscito a testa alta da quella che è stata definita la violazione della privacy più grave della storia. Inizialmente, l’azienda aveva negato che fossero stati raccolti dati sensibili senza informare gli utenti, poi ne aveva minimizzato l’entità. Infine, ha puntato il dito contro un suo dipendente, che avrebbe agito di sua spontanea volontà e senza seguire le istruzioni dei superiori. Secondo la Ftc, invece, non si trattava di un semplice cane sciolto, ma di un’operazione concertata e studiata nei minimi dettagli dai vertici dell’azienda. L’accusa al motore di ricerca, come racconta il New York Times e come Wired.it aveva già anticipato, è stata intentata da 38 stati e si è risolta, per ora, con una multa di 7 milioni di dollari.
Ma non è il lato economico quello più importante: BigG fattura un utile netto di 32 milioni di dollari al giorno e non si lascerà certo intimorire dalla sanzione. Il punto cruciale della storia, secondo gli esperti in materia di privacy, è il fatto che si sia finalmente riusciti a mettere all’angolo un’azienda diventata, secondo loro, “un violatore seriale della riservatezza della gente”. Ne è convinto Scott Cleland, responsabile di un’associazione di consumatori statunitense: “Finalmente, gli stati americani hanno dato un segnale a Google: ti stiamo osservando, e c’è una linea che non devi valicare”.
Sulla scia di quanto appena successo, inoltre, si possono già prevedere forti battaglie legali riguardo a Google Glass, gli occhiali indossabili fortemente pubblicizzati da Google in questo periodo: “Se utilizzi Google Glass per registrare la conversazione della coppia seduta accanto a te al bar, stai violando la loro privacy”, incalza Cleland : “Google dovrà tenerne conto, visto che 38 stati hanno appena sostenuto di non essere d’accordo con il fatto che qualcuno raccolga i dati personali dei cittadini senza essere autorizzato”.
Dalla Federal Trade Commission, oltre alla multa, sono arrivati a Google ordini ben precisi perché non si ripeta più quello che è successo con Street View. L’azienda ha sei mesi di tempo per rimettere a posto le cose: organizzare un evento annuale, della durata di una settimana, per sensibilizzare i dipendenti sul tema dei dati sensibili; rendere disponibili programmi di certificazione del rispetto della privacy; fornire corsi di aggiornamento per i suoi legali e addestrare i programmatori a trattare i dati personali con rigore e trasparenza.
Le punizioni non finiscono qua. Google deve caricare un video esplicativo su YouTube, spiegando agli utenti come impostare una password per la rete wi-fi, e pubblicizzarlo ogni giorno per due anni sul proprio canale. E deve fare una campagna pubblicitaria educativa, in materia di privacy, sui principali quotidiani del paese.
Ma non tutti sono fiduciosi che le cose cambieranno. Consumer Watchdog, un’altra agguerrita associazione dei consumatori, resta molto scettica sulle reali intenzioni di Google: “Chiedere a quella società di educare gli utenti alla privacy è come chiedere alla volpe di insegnare ai polli come assicurare la sicurezza dei pollai”.