È stata rimandata al cda del 4 marzo la chiusura della trattativa tra Urbano Cairo e Telecom per la cessione di La7 all’imprenditore torinese. Ancora molti gli aspetti da precisare: la “dote” di 95 milioni e la “ripulitura” dai debiti, la tutela per eventuale cambiamento del numero 7 del telecomando, i 100 dipendenti da lasciare a Telecom, lo sconto di 10 milioni l’anno per l’affitto delle frequenze. Intanto la Borsa premia l’attesa: Telecom a +0,81%, Timedia a +0,2,74% e la Cairo Communication sale dello 0,74%.
A conti fatti, dunque, non si è concluso nel cda di ieri la cessione di La7 a Cairo. L’accordo verrà perfezionato nel consiglio di Timedia in programma il prossimo 4 marzo. Quando si approverà anche il bilancio del 2012 della controllata che si è chiuso con un debito di 260 milioni di euro. In quella data, però, l’esclusiva concessa a Cairo da Telecom Italia (la controllante a 77,7% di Timedia che a sua volta possiede La7, il 51% di Mtv e 3 multiplex nazionali) sarà scaduta. Formalmente non è da escludere l’ingresso di nuovi pretendenti. Magari si potrebbero ripresentare il fondo Clessidra e Diego Della Valle (gli altri esclusi dalla trattativa). Ma l’eventualità vanta scarsissime possibilità.
È stata la stessa Timedia, tramite una nota, ad annunciare il rinvio della trattativa al 4 marzo. In quella data saranno approfonditi tutti gli aspetti patrimoniali e finanziari della contrattazione di cui si sta occupando il direttore finanziario di Telecom, Piergiorgio Peluso. Il quale deve fare i conti con una transazione non priva di complicanze.
In effetti che la negoziazione fosse ricca di pre-condizioni lo si sapeva già dall’inizio. Cairo non ha mai offerto denaro “vero” per l’acquisto di La7. Si è solo messo a disposizione per rilevare una società che, nonostante le sue buone performance televisive e pubblicitarie, perde circa 10 milioni all’anno da 10 anni. Dunque si tratta di un acquisto a costo zero. Anzi, Cairo dovrebbe ricevere da Telecom anche una cospicua “dote” per ripianare i debiti e ristrutturare la società. Si parla di 95 milioni “liquidi”: 88 per le perdite accumulate e la ristrutturazione dell’aziende, e 8 per le spese previdenziali dei dipendenti.
L’operazione per ripianare i debiti di La7 dovrebbe partire proprio da Telecom. La società di telecomunicazioni cancellerebbe il debito di Timedia (che possiede La7), che consta di 260 milioni. A sua volta Timedia rinuncerebbe ai crediti infragruppo che vanta con La7, sui 63 milioni. Quindi La7 arriverebbe a Cairo pulita da ogni debito. Pronta per il rilancio.
Tuttavia Franco Bernabé, presidente esecutivo di Telecom, ha posto precisi vincoli a tali agevolazioni: Cairo non dovrà utilizzare la “dote” per distribuire dividendi e non dovrà cedere a terzi La7 per almeno 18-24 mesi.
Il 4 marzo si parlerà anche del numero del telecomando: il 7. L’Lcn (la posizione automatica dei numeri sul telecomando assegnati alle singole tv) è una questione delicata. L’Agcom ha recentemente pubblicato una delibera per regolamentare la situazione. E per quanto riguarda La7 non ci dovrebbero essere vistosi cambiamenti. Nonostante ci sia stato un ricorso all’Agcom di un operatore di rete (il cui procedimento è stata rinviata al Consiglio di Stato). Tuttavia Cairo, assistito dallo studio legale Erede-Pappalardo e da Lazard, vorrebbe tutelarsi. E si pensa anche ad una sorta di indennizzo qualora il settimo canale dovesse perdere la propria posizione.
Poi c’è la questione dei dipendenti. Cairo vorrebbe lasciare a Telecom circa 100 dipendenti sui 521 che lavorano per il settimo canale a fronte di un risparmio di circa 10 milioni all’anno. Ricordiamo che in Timedia lavorano in tutto 733 persone. In effetti se al personale di La7 si sommano i 163 lavoratori di Mtv (di cui l’americana Viacom vorrebbe vendere il suo 49% alla controllata Telecom) e i 49 di Timb (la società di Timedia che possiede i 3 multiplex) si arriva a quel totale.
A proposito dei multiplex, Cairo non ha voluto trattare anche per quelli. È bene precisare che ai mux fanno capo le frequenze utilizzate per veicolare il canale tv. E Telecom potrebbe concedere all’imprenditore torinese uno sconto di 10 milioni l’anno sull’affitto del diritto d’uso delle frequenze. Si tratta di un abbassamento consistente del prezzo. Infatti tale accordo comprometterebbe quasi un quinto della redditività annuale di Timb. La quale, nel 2012, ha prodotto 46 milioni di euro. E poi, se a Cairo venisse fatto questo sconto, anche le altre tv (come Discovery Channel e Qvc) che utilizzano le frequenze di Telecom vorrebbero lo stesso trattamento.
Una volta conclusa la vendita, ci sarà un passaggio obbligato all’Antitrust e all’Agcom. Ma le autorità garanti della concorrenza e delle comunicazioni non dovrebbero rilevare problemi. L’unica “concentrazione” è quella del proprietario della tv che è anche il titolare della concessionaria della pubblicità della stessa, la Cairo Communication. La quale aveva già un contratto con il gruppo Timeida fino al 2019.
Intanto l’attesa per la conclusione dell’affare ha fatto salire il valore in Borsa dei titoli di tutte le società coinvolte quotate (tranne La7, che essendo una Srl, non lo è). Infatti ieri la capogruppo Telecom ha guadagnato lo 0,91% salendo a o,55 euro ad azione. Timeida ha visto un +2,74% a 0,16 euro. E la Cairo Communication ha guadagnato il 0,75% con i suoi titoli a 2,64 euro.