Caso Sallusti, Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, dice la sua sulla querelle legata alla condanna per diffamazione dell’ex direttore di Libero. «Sono grato a Sallusti – dice -. La sua è una battaglia condivisa per combattere i professionisti della querela. La questione doveva risolverla il Parlamento. Ma ha fallito. La sospensione dall’Albo? Era un atto automatico previsto dalla legge». Subitanea la risposta del giornalista lombardo: «L’Ordine è stato incoerente e cinico. Spero che sarai [riferito a Iacopino, ndr] al mio fianco il 17 gennaio, data in cui si decide l’altro procedimento disciplinare, indetto sempre dall’Odg, relativo alla condanna per diffamazione». Ma procediamo con ordine.
Oggi è attesa la seconda udienza del processo per la “evasione simbolica” di Sallusti dai domiciliari. Il direttore, condannato a 14 mesi di detenzione, ha chiesto il rito abbreviato e ha respinto il patteggiamento. I suoi avvocati confidano nell’assoluzione piena. Se così fosse, stasera stessa potrebbe cadere l’accusa di evasione. Di conseguenza si annullerebbe anche la sospensione decretata dall’Ordine. Tale sanzione disciplinare è infatti prevista, come recita l’articolo 39 della legge n.69 del 1963, «ove sia emesso ordine o mandato di cattura». E Sallusti il 1 dicembre scorso, è stato vittima di tale misura restrittiva per non aver rispettato la misura dei domiciliari.
Attendendo ulteriori sviluppi Iacopino e il direttore si sono scambiate le proprie opinioni sulle pagine del Giornale, quotidiano attualmente diretto proprio da Sallusti. Il presidente dell’Odg è sembrato quasi volersi, in qualche modo, riconciliare con il collega lombardo. Il quale, va detto, è apparso meno conciliante.
Così Ecco Iacopino: «La battaglia di Sallusti catalizza l’attenzione su un problema che affligge migliaia di giornalisti senza nome né mezzi. E per questo che il 6 dicembre [prima data del processo per evasione per il direttore, ndr] ero al suo fianco. Bisogna combattere i professionisti della querela». E poi riguardo alla sospensione dall’Ordine: «è stato un atto automatico, previsto dalla legge. Non era una azione disciplinare ai danni di Sallusti. Inoltre lo stesso 6 dicembre lo avevo anticipato alla redazione del Giornale dove già stavano pensando ad un sostituto».
Per il presidente dell’Odg, tuttavia, la faccenda andava risolta in Parlamento. Ma purtroppo la politica ha fallito. Forse anche volontariamente. «Alcuni politici vogliono tenere sotto scacco l’informazione. Soprattutto a ridosso di una campagna elettorale che si preannuncia vivace. Il Parlamento è riuscito a mantenere una pistola puntata alla nuca di migliaia di giornalisti», ha accusato Iacopino.
Riguardo, invece, alla eventuale domanda di grazia per Sallusti il presidente dell’Ordine si è mostrato scettico: «Sarebbe una via di fuga. Invece bisogna riflettere su una condanna che è passata da 5 mila euro di multa a 14 mesi di reclusione [sempre con un multa e risarcimento annessi, ndr]».
Per Iacopino sono stigmatizzabili anche i modi con cui è avvenuto l’arresto di Sallusti, subito dopo la sua evasione simbolica. Innanzitutto perché, anche per il presidente, la stessa non è realmente avvenuta: «In 40 anni di lavoro non ho mai visto una evasione con la scorta di polizia». E poi perché l’arresto in redazione (durante una riunione con i capiservizio) è apparso un vero e proprio « atto di violenza».
Iacopino, inoltre, ha precisato che non potrà accompagnare, suo malgrado, Sallusti nell’udienza di oggi: «Non mi farebbero entrare. Infatti anche il 6 dicembre mi volevano cacciare».
A voler tirare le somme. dalle dichiarazioni del presidente dell’Ordine si evince una piena solidarietà nei confronti dell’ex direttore di Libero. Il quale, va detto, non si fa commuovere più di tanto. La linea scelta da Sallusti nei confronti dell’Ordine, infatti, è di quelle dure. La sua controrisposta repentina: «Mi resta incomprensibile l’apertura di un procedimento disciplinare [in realtà ne sono due, ndr] su una condanna che lo stesso Ordine ha giudicato come una minaccia alla libertà di stampa. L’Odg è stato carente nella forma e cinico nella sostanza».
Va ricordato, però, come l’Ordine, da parte sua, aveva le mani legate. La legge, secondo Iacopino, non prevedeva alternative. “Dura lex, sed lex”.
Ma resta ancora uno spiraglio per “ricucire lo strappo”. L’Odg, sempre perché obbligato dalla legge, ha aperto un procedimento disciplinare per la condanna a 14 mesi di reclusione per diffamazione sentenziata dalla Cassazione. La Corte Suprema ha sentenziato che Sallusti ha pubblicato nel 2007 su Libero (quotidiano di cui allora era direttore responsabile) un articolo diffamatorio, basato una notizia falsa, inoltre mai rettificata, ai danni di un giudice tutelare, Giuseppe Cocilovo. A questo punto sono intervenuti gli articoli 2 e 48 della legge n. 69 del 1963. Tali norme prevedono l’apertura di un procedimento disciplinare per omesso controllo e per aver pubblicato una notizia non vera e in seguito mai rettificata. La libertà di informazione e di critica dei giornalisti è «limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede. Dunque devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte, e riparati gli eventuali errori», recita l’articolo 2. «Gli iscritti nell’albo, negli elenchi o nel registro, che si rendano colpevoli di fatti non conformi al decoro e alla dignità professionali, o di fatti che compromettano la propria reputazione o la dignità dell’ordine, sono sottoposti a procedimento disciplinare», prevede ancora l’articolo 48.
Eventuali altre sanzioni saranno stabilite il 17 gennaio davanti al Tribunale dell’Ordine. E lì l’Odg potrebbe essere più clemente. «Lì sarai al mio fianco?», ha già chiesto Sallusti a Iacopino.