MONTI DICE ADDIO. CHE FINE FARA’ L’AGENDA DIGITALE?

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Con la fine anticipata del governo Monti, alcuni provvedimenti presi dall’attuale esecutivo rischiano di finire nel dimenticatoio. Il progetto di riordino delle province, per esempio, è già stato accantonato. E la stessa fine potrebbe toccare anche al Dl Sviluppo Bis, meglio noto come Agenda Digitale. Si tratta di quel vasto pacchetto di norme studiato appositamente per consentire il passaggio alle nuove tecnologie.
Per non far cadere il decreto in decadenza, almeno in teoria, c’è tempo fino al 18 dicembre, ma il Parlamento non sembra essere intenzionato a convertirlo in legge. Tradotto in soldoni: la tanto sbandierata innovazione rischia seriamente di tornare ad essere solo un efficace slogan delle prossime campagne elettorali. Anche se il tema venisse ripreso nella nuova legislatura, infatti, dovrebbero passare mesi prima della definizione vera e propria di una nuova disciplina. D’altra parte anche durante l’iter legato al varo del provvedimento si è avuta l’impressione che le misure dell’Agenda non fossero di primaria importanza per i tecnici. Il decreto era atteso per giugno, ma è stato varato solo ad ottobre. E che dire della questione legata alla nomina del direttore della nuova Agenzia? Sarebbe dovuta avvenire se non prima, quantomeno immediatamente dopo il via libera al decreto, ma anche in questo caso sono trascorse settimane prima della scelta di Agostino Ragosa.
Ovviamente a dirsi preoccupata è soprattutto l’Associazione Italia Start-Up, la struttura privata nata lo scorso mese di aprile proprio per favorire la creazione di imprese innovative, dal momento che nel Dl “a rischio” sono contenute una serie di disposizioni studiate appositamente per il sostegno delle imprese in formazione. Se il decreto non fosse trasformato in legge, si dissolverebbero i fondi promessi ad imprese e incubatori, e non verrebbe attuato lo snellimento dei costi necessari per l’avvio dell’attività. Ciò si tradurrebbe in una perdita di efficienza e produttività per l’economia nazionale, sempre più bisognosa di nuove fonti di crescita e di occupazione.
Alessandro Fusacchia, coordinatore della task-force “Start Up” del Mise, è ottimista: “Ho fiducia in una celere conversione del decreto. Una mancata approvazione sarebbe deleteria per il Paese”. Neelie Kroes, commissario Ue per la Digital Agenda, lo è un po’ di meno e per questo rincara la dose: “una politica intelligente deve continuare su questa strada”. La parola, a questo punto, passa nelle mani dei politici.

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