Dopo la presentazione del Rapporto sulla riforma della Tv pubblica, che verrà liberata dalla pubblicità, piovono accuse su Nicolas Sarkozy. La sinistra gli rimprovera “l’amicizia” con i principali broadcaster privati, le pressioni per raccomandare alcuni giornalisti e le manovre per estendere il proprio controllo sulla Tv di Stato.
A far discutere la sinistra è soprattutto la proposta di spostare la competenza della nomina del presidente di France Télévisions, dal Consiglio superiore dell’audiovisivo al governo, salvo veto dei parlamentari a maggioranza qualificata. I deputati socialisti l’hanno definita “un grave colpo all’indipendenza dei media”. “Ha messo le mani sull’audiovisivo pubblico”, ha dichiarato senza mezzi termini il segretario nazionale del Partito comunista, Marie-George Buffet, mentre il vicepresidente del partito centrista MoDem, Marielle de Sarnez, ha parlato di “un ritorno a dieci anni fa”. Reporters sans frontières (RSF) ha definito il progetto “inaccettabile”, sostenendo che “dà al potere esecutivo la possibilità di controllare la linea editoriale dei media pubblici”.
Le critiche sono arrivate anche dalla stampa: ad eccezione del Figaro, che le reputa “regole di buon senso”, per Libération, invece, il “superpresidente ha messo il settore pubblico sotto il proprio diretto controllo”, aggiungendo che neanche “Silvio Berlusconi ha osato tanto”.
Di fronte a questa pioggia di polemiche, è intervenuto il Ministro della Cultura Christine Albanel: “Ci sono sufficienti mezzi di vigilanza e non si può parlare di presa di controllo da parte del potere pubblico”. Il Primo Ministro François Fillon ha denunciato il “carattere ipocrita” dell’attuale sistema di nomina in France Télévisions, sostenendo che quello proposto da Sarkozy risulta “più chiaro e meglio controllato”.
Intanto il presidente francese va avanti con la riforma della tv di Stato. A tal proposito ha corretto diversi punti del Rapporto dalla Commissione capeggiata da Jean-François Copé (Ump). Innanzitutto accelera la soppressione della pubblicità anticipando i tempi proposti: il passaggio comincerà dalle ore 20.00 del primo gennaio 2009, invece che da settembre e l’oscuramento totale dal primo dicembre 2011, mentre la Commissione aveva proposto la data del 2012. “Vogliamo dare ai nostri canali pubblici i mezzi per una maggiore libertà”, ha spiegato Sarkozy. Per i socialisti, l’insieme della riforma è concepita “per mascherare i tanti regali fatti recentemente ai canali privati”, come per esempio l’aumento del volume della pubblicità implicitamente legato alla soppressione degli spot dalla reti pubbliche. Per quanto riguarda la copertura finanziaria, i nuovi provvedimenti prevedono un forte contributo alla riforma da parte di Isp e operatori telecom.
Fabiana Cammarano