“Per la banda larga siamo in una situazione di grosso gap in termini di investimento. L’Italia necessiterebbe di investire in tempi molto brevi almeno tra 5 e 10 miliardi di euro per poter avviare la Ngn, cioè la fibra ottica sviluppata su base nazionale”. Ha dichiarato Francesco Sacco, Managing director del certro di ricerca Enter dell’Università Bocconi di Milano, a margine del convegno organizzato a Milano da Anuit e Assintel.
Secondo Sacco l’investimento dovrà essere realizzato in tempi brevi. Una situazione paradossale quella in cui si troverebbe ora l’Italia, secondo l’esperto: “Siamo partiti molto prima degli altri Paesi in questo ambito, ma siamo ancora tanto indietro. Altri Paesi come Olanda, Giappone e Corea, entro il 2010, prevedano di raggiungere tassi di saturazione nei collegamenti a fibra ottica intorno al 100%”. Per il Belpaese quindi la parola d’ordine dovrà essere, prima di tutto, cambiamento: “Occorre un passaggio dalla dominanza di un sistema delle cose fisiche, della carta e della presenza reale a un mondo digitale, fatto di presenza virtuale”.
Secondo l’esperto i soggetti che dovranno applicarsi di più in questo cambiamento dovranno essere le aziende. “Lo Stato nel suo piccolo sta facendo la sua parte. Ad esempio l’amministrazione tributaria lavora in già digitale. Invece le aziende non digitalizzano i rapporti con i propri dipendenti e non usano le fatture elettroniche”. Attualmente sarebbero quindi gli imprenditori i soggetti più indietro sulla strada della digitalizzazione. “Non solo ma gli imprenditori sono anche quelli che mostrano avere più remore. Gli amministratori delegati in Italia -conclude Sacco- non hanno la cultura, non hanno fiducia nelle loro stesse capacità di riuscire a fare una parte in questo nuovo mondo digitalizzato o di riuscire ad entrarci con quelli che sono i loro mezzi”.
Fabiana Cammarano