DIFFAMAZIONE, SÌ A EMENDAMENTO SALVA DIRETTORI. LUNEDÌ SCIOPERO DELLA FNSI

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L’emendamento che esclude il carcere per i dirigenti imponendo la pena detentiva ai soli giornalisti è passato con 111 voti contrari. Il governo battuto in Senato dopo che ieri il sottosegretario alla Giustizia aveva dato parere contrario “per motivi tecnici”. Per lunedì 26 indetto sciopero generale dei giornalisti.
Il Senato ha approvato l’emendamento salva-direttori al disegno di legge sulla diffamazione proposto dal relatore Filippo Berselli.
Il testo prevede la multa (da 5mila a 50mila euro) per il direttore “che abbia partecipato alla commissione del reato”, mentre resta il carcere fino a un anno per il giornalista che abbia commesso il reato di diffamazione aggravata. Il governo aveva dato parere contrario alla proposta di modifica “non perché favorevole al carcere per i direttori”, ma per motivi “tecnici”.
Il Pd ha votato contro, come anticipato in sede di dichiarazioni di voto dalla senatrice Silvia Della Monica, “per motivi di carattere tecnico, ma soprattutto perché in aperta violazione della Carta costituzionale”. Hanno votato no anche Api, Idv, Udc. Sono stati 122 i sì, 111 i no e 6 astenuti. Il voto conclusivo sull’articolo 1 del ddl Diffamazione, ovvero il cuore del provvedimento con la norma ‘salva-direttori’, è stato rinviato alla prossima seduta d’Aula convocata per lunedì 26. “Il Pd spera con il voto segreto sull’art. 1 di affossare il ddl sulla diffamazione ma speriamo ciò non avvenga perché in realtà sta venendo fuori una buona legge”, ha detto il relatore al Senato Filippo Berselli (Pdl), che si dichiara “molto soddisfatto” per l’ok al suo emendamento.
Duro il commento del coordinamento delle Associazioni regionali di Stampa secondo il quale il Senato ha optato per una “soluzione indegna” che per tenere conto dei veti incrociati della classe politica, ha creato la figura del “direttore irresponsabile” mandando in galera i cronisti autori dei pezzi. A giudizio del segretario Fnsi Franco Siddi “il voto di oggi al senato è un altro segnale di attacco a tutti i giornalisti italiani”. E per lunedì 26 novembre è stato indetto uno sciopero generale dei giornalisti di quotidiani, televisioni, agenzie di stampa, periodici, testate web, free lance, uffici stampa “contro il provvedimento sulla diffamazione in discussione al Senato che limita – come ha annunciato Siddi – gravemente l’autonomia dell’informazione”.
Il vice presidente del Senato Vannino Chiti ha comunicato che sul primo articolo del ddl è stata depositata una richiesta di voto segreto: “Siamo stati noi a chiedere il voto segreto dentro un quadro di battaglia ostruzionistica che stiamo facendo”, ha dichiarato il senatore Vincenzo Vita del Partito democratico.
“Si conferma e si accentua – ha sostenuto in una dichiarazione il segretario Fnsi Franco Siddi – il carattere di aggressione a un’intera categoria professionale che invece vogliamo responsabilmente e tenacemente impegnata nell’esercizio di un’attività che, con correttezza, autonomia e libertà, deve assicurare l’informazione ai cittadini”. “Consideriamo assurdo l’emendamento Berselli che elimina il carcere per i direttori di testata, approvato col voto contrario del Pd e contro il parere del governo, in un testo sulla diffamazione che continua comunque a prevedere la detenzione per i giornalisti e che complessivamente è uno scempio, un mostro che spero vada a morire”, ha detto Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato.
L’astensione dal lavoro scatta per protesta contro il provvedimento sulla diffamazione all’esame del Senato e che prevedrebbe anche il carcere per i giornalisti condannati. La Fnsi parla di “sciopero inevitabile” di fronte all’atteggiamento delle forze politiche in merito alla delicata questione e parla anche di attacco diretto alla stampa e al diritto di informare, oltre che di messa in discussione del diritto dei cittadini a essere informati. E’ in preparazione il documento con cui la Federazione nazionale della stampa indicherà le modalità attraverso cui lo sciopero sarà attuato. L’astensione dal lavoro riguarderà anche la Rai, pur non rispettando – da parte della Fnsi – la procedura che prevede un preavviso di dieci giorni nel caso di coinvolgimento del servizio pubblico. Come annunciato ieri dal segretario generale della Fnsi Franco Siddi durante il congresso nazionale dell’Usigrai a Salerno, il sindacato è pronto ad assumersi la responsabilità che ne deriverà con il mancato preavviso in relazione allo sciopero dei giornalisti Rai, pagando le eventuali multe.

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