Milioni di persone ogni giorno comprano oggetti di seconda mano, soprattutto online. Le vendite potrebbero, però, essere a rischio negli Stati Uniti. E in attesa della pronuncia definitiva della Corte Suprema, eBay, il colosso delle aste online, supporta una raccolta di firme a difesa della first-sale doctrine.
Sei alla ricerca di un cd usato? Oggi hai diverse possibilità. Dai siti come eBay, Amazon e Craigslist fino al mercatino dell’usato del tuo quartiere. Una volta scelto il prodotto, puoi contrattare sul prezzo e portarlo a casa. Poi, quando sei stufo, puoi rivenderlo.
Ogni giorno, in tutto il mondo, sono milioni gli utenti che vendono e comprano oggetti usati, spesso senza sapere quali siano le leggi che regolano le vendite di seconda mano. Un piccolo caso potrebbe far cambiare questo sistema, almeno negli Usa. E i colossi del settore, come eBay, iniziano a tremare.
La Corte Suprema degli Stati Uniti si pronuncerà il prossimo 29 ottobre sull’interpretazione da dare alla legge della “first-sale doctrine”. Secondo la norma del 1908, un soggetto detiene il copyright di un determinato prodotto fino al primo acquisto dello stesso. Dopo, l’acquirente ha la piena titolarità del bene, cioè può venderlo, affittarlo o darlo in leasing senza chiedere l’autorizzazione del produttore.
La Corte federale di New York si è, però, espressa in modo diverso. Nel caso Kirtsaeng vs John Wiley & Sons, la Corte ha interpretato la “first-sale doctrine” come non applicabile ai beni prodotti all’estero.
Nello specifico, Supap Kirtsaeng, studente thailandese della University of Southern California, aveva scoperto che era molto più economico acquistare i propri libri di testo, prodotti dalla John Wiley & Sons, in Thailandia piuttosto che negli Stati Uniti. Aveva, così, dato incarico ai parenti di comprare i libri, che erano poi spediti in America.
Kirtsaeng, dopo la laurea, inizia a vendere i libri su eBay traendone profitto, finché la casa editrice decide di citarlo in giudizio. E il Tribunale di New York lo ha condannato a pagare la somma di 600 mila dollari a risarcimento dell’editore.
Adesso, se la Corte Suprema dovesse confermare questa sentenza, dovrebbe vietare la vendita di seconda mano di beni internazionali. In questo modo, chi rivende un telefono acquistato legalmente in Cina o un dvd comprato in Europa potrebbe pagare una multa. E questo causerebbe problemi alle piattaforme come eBay, che offrono ai propri utenti la possibilità di vendere e comprare oggetti sia nuovi sia usati, in qualsiasi momento e da qualunque postazione internet.
«Sarebbe assurdo dire che nessun prodotto fabbricato all’estero non può essere comprato o venduto qui» Lo ha detto Marvin Ammori, avvocato First Amendment e Schwartz Fellow presso la New American Foundation, al MarketWatch del Wall Street Journal.
Il colosso di aste online si è subito schierato al fianco del proprio utente. «Il caso Kirtsaeng coinvolge un nostro venditore che – ha dichiarato eBay – ha comprato in modo legittimo e non pirata libri di testo all’estero e li ha poi rivenduti negli Stati Uniti. Il produttore dei libri ha sfruttato una lettura estrema della legge sul copyright per bloccare la vendita e per richiedere danni imponenti». Il valore dei libri venduti dallo studente era di 30 mila dollari, ma Kirtsaeng è stato condannato a pagare un risarcimento 15 volte più alto.
Il gruppo eBay ha anche interpellato la Citizens for Ownership Rights, un gruppo di associazioni a difesa dei consumatori che sta raccogliendo firme per una petizione da inviare alla Casa Bianca. In poche settimane la petizione è stata sottoscritta da oltre 100 mila persone che rivendicano «il diritto di acquistare un bene, con la certezza che chi lo possieda, lo possa utilizzare per qualsiasi scopo legale». Molti americani, infatti, si chiedono se sia possibile possedere qualcosa se non la si può rivendere legalmente.
Per la risposta, si attende il 29 ottobre.