CASO NAPOLITANO, LA PROCURA DI PALERMO SI COSTITUISCE IN GIUDIZIO

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La Procura di Palermo ha depositato in Corte Costituzionale gli atti relativi al conflitto d’attribuzione sollevato dal Capo dello Stato. Nell’occhio del ciclone le intercettazioni di alcune conversazioni tra Napolitano e l’ex ministro Nicola Mancino, nell’ambito dell’inchiesta sulle trattative Stato-Mafia. Il giudizio di merito si avrà il 4 dicembre.
Per i magistrati siciliani le intercettazioni non possono essere distrutte, perché altrimenti si configurerebbe una sorta di immunità extrafunzionale, propria più di un monarca che di un capo di stato. L’Avvocatura di Stato si è appellata all’art.90 della Costituzione, che ha ad oggetto l’irresponsabilità degli atti compiuti dal Presidente della Repubblica durante il suo mandato. La procura sostiene, però, che le conversazioni intercettate non riguardano le attribuzioni conferite a Napolitano dalla Carta. Chi ha ragione? I legali del Capo dello Stato potrebbero adottare un’interpretazione estensiva degli articoli costituzionali. In tal modo, le precedenti cariche ricoperte da Mancino (ex presidente Csm, ex ministro) farebbero rientrare le telefonate nei doveri di Napolitano.
Ai magistrati rimane un’altra carta da giocare: la previsione del codice di procedura penale, secondo cui la distruzione di intercettazioni non può essere effettuate senza la valutazione di irrilevanza da parte di un Gip. Ma secondo alcune indiscrezioni, la Consulta, di sicura più orientata a difendere la posizione di Napolitano, potrebbe arginare questa legge arrivando a sollevare un conflitto di attribuzione contro sé stessa.
Intanto, sembra noto il numero delle telefonate intercettate. 4 sulle oltre 9.000 in cui figura Mancino. La Corte Costituzionale si è affrettata a dichiarare la propria estraneità alla fuga di notizie, affermando in una nota di aver mantenuto il massimo riserbo sulla questione. Sulla stessa lunghezza d’onda il procuratore Francesco Messineo: “La memoria depositata alla Corte Costituzionale non è stata comunicata a nessuno”. Eppure qualcosa è trapelato, anche se i contenuti delle intercettazioni restano avvolti nel mistero. Sulla base di alcune dichiarazioni dei magistrati, sarebbero penalmente irrilevanti. Ma, se è così, perché si è arrivati ad interpellare la Consulta? Ne sapremo di più a dicembre.

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