“La Discussione” apre una nuova redazione a Palermo. Sabato 13 ottobre la cerimonia di apertura. Intanto a Milano si parla del “giornalismo che verrà”: tra internet, diritto d’autore e contributi.
Ma procediamo con ordine. È senz’altro un’iniziativa controcorrente e coraggiosa quella promossa da “La Discussione”, quotidiano politico d’ispirazione centrista e cattolica (non a caso fondato nel 1952 da Alcide De Gasperi) che decide di ribellarsi alla crisi dell’editoria sbarcando in Sicilia. A renderlo noto il direttore politico del giornale, Giampiero Catone, componente della commissione Bilancio della Camera dei Deputati. E anche il sito del quotidiano che non fa mancare una locandina con tutte le informazioni.
L’inaugurazione della redazione palermitana de “La Discussione” si terrà sabato prossimo all’Hotel Villa Igiea nel capoluogo isolano. Per l’occasione ci sarà un convegno: “Sicilia alla ricerca di nuovi processi per un’etica illuminata dalla dottrina sociale della Chiesa”. Parteciperanno i responsabili di associazioni del volontariato cattolico e laico.
Intanto a Milano, all’Università Statale, è in corso di svolgimento un incontro su “Il futuro del giornalismo”. E in effetti si tratta di una futuro ricco di incognite quello che attende il mondo dei media. Tra queste il rapporto con Internet e quello, “scottante”, con il diritto d’autore.
La rete è ormai diventata un luogo “franco” in cui tutto sembra possibile. E spesso la condivisione delle conoscenza (diritto legittimo) sfocia in una violazione del diritto d’autore. Una vera e propria deriva che influisce su tutto il sistema, rendendolo fragile. A tal proposito si è espresso il presidente della Fieg (e dell’Ansa) Giulio Anselmi.
«L’informazione va pagata, certo con la considerazione che questo mondo cambia. Se i giornalisti vogliono continuare a rappresentare un mestiere, fare un lavoro continuativo, l’informazione va pagata, perché altrimenti un editore non può sostenere un’impresa», ha dichiarato il giornalista ligure.
E poi c’è la questione dei contributi. A volte sembrano troppi, quando si sprecano, vedi il caso de “L’Avanti”. Altre volte appaiono assolutamente insufficienti,vedi i numerosi giornali costretti a chiudere. Dunque che fare? A Milano si sta parlando anche di questo. Ed è sempre Anselmi che monta il dibattito: «I giornali non sono mantenuti dallo Stato. I 100 milioni di contributi vanno tutti all’informazione politica, alle cooperative ed a soggetti analoghi. Sarebbe opportuno che i finanziamenti andassero non a soggetti predefiniti, ma a progetti innovativi e meritevoli».