DIRITTO D’AUTORE “CONTRO” THE PIRATE BAY: LA GUERRA È INIZIATA NEL 2006

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Più volte condannato, ma sempre risorto dalle proprie ceneri. Parliamo del sito The Pirate Bay. Ora un suo co-fondatore è stato catturato in Cambogia.
Ma cerchiamo di capire cos’è The Pirate Bay e come è iniziata la storia. Parliamo di un pilastro del web contro il diritto d’autore: ha più di 35 milioni di utenti registrati e oltre 3,5 milioni di file torrent. Si tratta della tecnologia che, insieme ai magnet links, permette di scaricare contenuti protetti dal copyright. Non a caso il Los Angeles Times lo ha definito come «il membro più visibile di un crescente movimento internazionale anti-copyright o pro pirateria».
La “Baia dei corsari” è venuta alla luce nel 2003, ben 3 anno prima del Partito Pirata, dall’associazione svedese Piratbyrån (che condivide le idee del Partito, ma non ne è affiliata). E in particolare fondata da Gottfrid Svartholm e Fredrik Neij, due giovani informatici svedesi.
Le grane iniziarono già nel 2006. E le accuse arrivarono addirittura da oltre oceano. La Motion Picture Association of America (l’Associazione dei produttori cinematografici degli Usa) accusò il sito di pirateria. Non a caso i server di Stoccolma furono perquisiti e portati via dalla polizia e iniziò una lunga trafila giudiziaria. Il 17 aprile del 2009 Neij e Svartholm, insieme a Peter Sunde (altro co- fondatore) e Carl Lundstm (accusato di avere investito nel sito) furono condannati ad 1 anno di reclusione e al pagamento di 2,7 milioni di euro, circa 30 milioni di corone svedesi. Addirittura le major chiesero 117 milioni di corone per i mancati guadagni. «Il tribunale di Stoccolma ha oggi condannato le quattro persone che erano processate per complicità in violazione della legge sul diritto d’autore». Ma in pratica non cambiò nulla il 24 agosto mattina il sito fu disconnesso. Ma la sera era già di nuovo attivo. In ogni caso sorsero dubbi sulla bontà del processo. Questo fu veloce, duro 3 settimane in tutto. Forse troppo celere.
Ci fu un ricorso e il giudice fu accusato di parzialità. Il togato era affiliato a diverse associazioni pro-copyright. E tra queste ne era presente una partecipava al processo contro Pirate Bay. Poi si presentò il problema opposto. Giunsero delle voci su uno dei giudici dell’Appello. Pare che fosse aduso allo streaming online. L’anomalia fu segnalata e il processo di appello fu spostato all’estate del 2010.
Ma a fine 2010 un tribunale svedese confermò il verdetto e il sito fu messo off-line e privato della banda. Ma la condanna mutò: diminuì la pena detentiva e aumentò quella pecuniaria che arrivò a 46 corone svedesi. Ma i corsari ebbero la meglio e ripristinarono il sito, ironizzando anche sulla sua chiusura. «Ma come in tutti i bei film, gli eroi perdono all’inizio ma alla fine ottengono comunque una vittoria epica. È l’unica cosa che Hollywood ci abbia mai insegnato».
E così la guerra è continuata fino ad oggi. Quando fu emessa la sentenza Svartholm non era in Svezia. E da allora non si mai consegnato alle autorità. Ora è stato fermato nella lontana Cambogia, in esecuzione di un mandato internazionale emesso dalla magistratura svedese. Deve scontare un anno di carcere e pagare 4,4 milioni di dollari di risarcimento per violazioni delle leggi sul diritto d’autore.
Le cose si sistemeranno in fretta o sarà un nuovo “caso Assange”. In fondo si tratta di persone che hanno permesso la circolazione di informazioni “protette”.

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