Un tempo la fonte primaria che i giovani usavano per ascoltare musica era la radio. Ora non è più così: a conquistare lo scettro è YouTube. Secondo un recente studio di Nielsen, è proprio il sito di condivisione di video la fonte primaria attraverso la quale il pubblico giovane ascolta musica, il 64% per cento degli intervistati la preferisce alla radio, ad iTunes ai cd.
E’ un cambiamento che è in atto da tempo: il tasso di crescita nell’uso di YouTube tra gli adulti negli ultimi anni è stato di circa il 25% ogni mese, e tra i giovani la percentuale è stata quasi il doppio. E che questa crescita abbia colpito in particolare la musica non deve meravigliare, se si pensa che YouTube offre oggi in ascolto quasi tutta la musica del mondo on demand e gratuitamente, un servizio pressoché imbattibile.
A sorprendere è, semmai, che YouTube superi di gran lunga la radio: solo il 56% degli intervistati ha dichiarato di usare la radio come fonte primaria, il 53% ha detto di usare la musica acquistata da iTunes sui propri lettori multimediali, e il 50% di usare ancora i “vecchi” cd.
YouTube ha conquistato la sua leadership con una strategia molto ben costruita, investendo molto nella legalità del suo servizio, nel pagamento delle royalties ad artisti e case discografiche e, soprattutto, nella costruzione di un contenuto imbattibile, un “jukebox” planetario dove c’è praticamente di tutto, non soltanto il pop di consumo dell’ultim’ora, ma musiche di ogni genere e stile, classica, jazz, avanguardia, folk, musiche di nicchia e di successo, anche non occidentali.
Il tutto con la straordinaria collaborazione di milioni di persone che per passione, per divertimento, per motivi spesso insondabili, caricano nel sistema brani musicali di ieri e di oggi rendendoli disponibili a tutti. E YouTube ha anche cercato di chiudere accordi con le case discografiche, addirittura integrando in qualche modo il servizio di Vevo, costruito dalla Universal per fronteggiare lo strapotere di YouTube.
L’azienda, controllata da Google, ha puntato tutto sulla musica, su ogni genere di musica (basti pensare al lavoro, eccellente, fatto con la YouTube Symphony Orchestra 2), dando spazio attraverso il contenuto generato dagli utenti ad ogni artista del mondo che voleva rendere disponibile la propria musica affianco a quella delle più grandi star del pianeta.
E’ diventata così, in pochi anni, la fonte primaria di consumo musicale per i giovani, perché offre un catalogo infinito, un’esperienza audivisuale, è gratuita, non avendo presentatori o testi è naturalmente planetaria, parla la stessa lingua in tutto il mondo e, cosa non secondaria, è un social network, funziona con le regole di partecipazione e ingaggio dei siti sociali, il suo contenuto viene facilmente dissemintato su Facebook e Twitter, ed è fruibile da ogni macchina, cellulare, computer, tablet, smartphone e molti televisori.
Gli utenti, con il loro uso di YouTube, hanno contribuito in maniera importante nel determinare cosa esattamente vogliono da un servizio musicale dell’era digitale, costringendo l’industria discografica e gli operatori Internet a fare i conti con una realtà che oggi ha assunto dimensioni straordinariamente grandi. Perché, ed è bene sottolinearlo, se l’ascolto radiofonico è frammentato tra milioni di radio in tutto il pianeta, YouTube è un’unica destinazione, gestita da una sola azienda. E questo nella storia della comunicazione e dell’industria musicale, non era mai avvenuto prima.
La radio è destinata quindi a soccombere? No, non proprio, anzi. Lo studio rivela che il 48% di chi consuma musica scopre nuovi artisti, nuovi brani, nuovi album attraverso la radio; solo il 10% lo fa attraverso amici e parenti e ancor meno, il 7%, lo fa usando YouTube. E questo è un altro elemento importante per comprendere come sta cambiando e come cambierà il mercato della musica in futuro e come il formato dominante della radio oggi, quello che propone i top 40, cioè i brani già arrivati ai vertici delle classifiche di vendita e null’altro, sia destinato a cambiare, a lasciare il passo a forme di intrattenimento musicale che consentano maggiore diffusione di musiche e artisti nuovi, selezionati, scelti dalle emittenti nel gran mare delle proposte che oggi la rete e YouTube in particolare offrono, mare nel quale è difficilissimo orientarsi anche per gli ascoltatori più appassionati ed esperti.
C’è una forte richiesta da parte del pubblico, secondo lo studio di Nielsen, di un ruolo di scelta e selezione che se in passato era fatto soprattutto dalle case discografiche, oggi invece può essere svolto principalmente dalle radio, che dovendo per natura scegliere quale musica programmare, possono presentare e proporre ai loro ascoltatori la scrematura della immensa produzione odierna, che arriva attraverso i sistemi digitali sempre più spesso senza il filtro delle aziende che fino a qualche anno fa producevano musica.
Ma non bisogna cadere nell’errore di pensare che YouTube sia la nuova radio, o la nuova Mtv. Al contrario non è né l’uno né l’altro ed è per questo che ha successo, perché è uno strumento nuovo, digitale, in perfetta sintonia con le giovani generazioni, così come la radio fu nel cuore dei ragazzi degli anni 50, il 45 giri in quello dei ragazzi del decennio successivo e, via via, gli album in vinile, il walkman e il cd hanno segnato il consumo musicale delle generazioni successive.