Il principio del pro rata temporis, in virtù del quale nelle casse di previdenza privata le modifiche peggiorative delle regole previdenziali si applicano solo per il futuro, ha una portata di carattere generale. Quindi si estende a qualsiasi rivisitazione delle regole di calcolo della pensione, almeno fino al 2007, quando il principio è stato reso più flessibile. La Corte di Cassazione, con la sentenza 13607 del 30 luglio 2012, ha riaffermato questo principio, nell’ambito di un contenzioso che ha visto contrapposta la Cassa di previdenza dei ragionieri e i relativi iscritti. Il contenzioso ruotava intorno alla possibilità per la Cassa di modificare le regole di maturazione della pensione. Secondo i ricorrenti, la Cassa aveva cambiato illegittimamente le regole previdenziali, in quanto aveva emanato dei provvedimenti che mettevano in discussione dei diritti ormai maturati, in violazione del principio del pro rata temporis. Tale principio, secondo gli assicurati, consentirebbe alle Casse private di apportare modifiche alle norme pensionistiche solo per il futuro.
La Cassa si era difesa sostenendo che l’autonomia degli enti nella definizione delle regole previdenziali è molto ampia e non può essere limitata dal principio del pro rata. Inoltre, nelle sue difese la Cassa aveva sostenuto che la modifica delle regole di calcolo delle pensioni, per come era strutturata, non consentiva l’applicazione del principio del pro rata, considerato che l’anzianità contributiva e assicurativa, che veniva modificata, non era frazionabile nel tempo. La domanda degli assicurati veniva accolta nei giudizi di merito, e trova conferma anche nella sentenza della Corte di Cassazione, che coglie l’occasione per ritornare su una questione che sembrava ormai risolta sul piano giurisprudenziale. Dopo un primo orientamento, che escludeva l’applicabilità del principio del pro rata temporis, sulla base della tesi della sua inapplicabilità ai parametri non suscettibili di frazionamento durante la vita lavorativa degli iscritti, la Cassazione ha ritenuto che il principio del pro rata può e deve essere applicato dalle casse privatizzate, e quindi gli eventuali mutamenti delle regole di calcolo delle pensioni si applicano solo ai periodi successivi alla loro entrata in vigore.
Tale orientamento è diventato talmente uniforme che la Corte di Cassazione ha deciso di trattare in camera di consiglio tutte le controversie fondate su presupposti analoghi. Con la sentenza odierna, la Corte, a fronte della richiesta di revisione del predetto orientamento e, soprattutto, del fatto che tale richiesta era fondata su argomenti nuovi, ha deciso di ridiscutere la questione a seguito di un’udienza pubblica. All’esito della discussione, è stato confermato l’indirizzo precedente e, se possibile, è stato rafforzato; la sentenza ha, infatti, ribadito che il principio del pro rata ha una valenza generale, la cui portata si estende a qualsiasi aggiustamento delle aliquote contributive, riparametrazione dei coefficienti di rendimento e a ogni altro criterio di determinazione della pensione, che si risolva in un peggioramento per gli assicurati.