Con la conversione del decreto legge n. 63-2012 il Governo ha dato il via libera alla modernizzazione della rete di vendita della stampa quotidiana e periodica e, contemporaneamente, al processo di informatizzazione delle edicole.
L’articolo 4 del decreto legge dispone l’obbligo della “tracciabilità delle vendite e delle rese dei giornali quotidiani e periodici attraverso l’utilizzo degli opportuni strumenti informatici e telematici basati sulla lettura del codice a barre”.
L’informatizzazione delle edicole è un processo indispensabile ed è necessario che lo stesso venga portato a termine nel migliore dei modi: ne è convinto Armando Abbiati, Presidente dello Snag (Sindacato Nazionale Autonomo dei Giornalai). Ma l’informatizzazione è anche un processo complesso e difficile a causa delle caratteristiche proprie del prodotto editoriale (che ha una scadenza giornaliera e un elevato numero di copie rese) e dell’elevato numero di edicole (in Italia sono circa 33.000).
Già dal Governo Berlusconi era stata evidenziata la necessità di e conoscere il numero preciso dei giornali effettivamente venduti come base per il calcolo dei contributi pubblici. È naturale che per ottenere questo calcolo le edicole sono un elemento fondamentale. Fondamentale, continua il Presidente Abbiati, non solo per il Governo ma anche per permettere agli editori di ottimizzare il sistema di stampa e distribuzione adeguandolo ai dati reali.
Insomma, l’informatizzazione delle edicole permetterebbe un salto qualitativo da più punti di vista e permetterebbe all’Italia di avere il primato europeo in tal senso.
Abbiati è anche tornato sul discorso più ampio della liberalizzazione delle edicole. Prima gli edicolanti erano soggetti al rilascio di autorizzazione da parte dei comuni, adesso il settore è stato liberalizzato con il decreto legge n. 1-2012 ma sono ancora molti i punti che esigono chiarimenti da parte del Governo. Bisogna capire- ha spiegato Abbiati –fino a che punto gli edicolanti potranno comportarsi da commercianti. Se sono libero di vendere vuol dire posso scegliere quale prodotto vendere (ma gli edicolanti devono garantire il pluralismo informativo), la quantità di prodotto da mettere in vendita e soprattutto il prezzo (tutte cose che, invece, vengono decise dall’editore). Interrogativi che sono stati al centro di una serie di incontri con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Peluffo, il quale ha assicurato la pubblicazione di una circolare esplicativa entro la fine del mese di settembre.
Abbiati dice sì alla liberalizzazione ma solo se preceduta da una seria organizzazione. I rischi di una liberalizzazione selvaggia posso essere, ad esempio, lo spostamento delle edicole nei centri delle grandi città e il relativo spopolamento delle periferie dove si vende di meno. Meglio, allora, mantenere un’autorizzazione comunale che punti alla qualità.
Il problema fondamentale alla base della crisi che sta investendo tutta la filiera è che si legge sempre meno. Ma per cambiare questo stato di cose le edicole posso poco o niente. Se gli editori, puntassero più sulla qualità del prodotto, ci sarebbe una vera svolta.