Per il presidente è fatta. Rimane qualche dubbio per un accordo tra Monti e il Pdl. Intanto sulla testa della Tarantola pende ancora un ricorso del Codacons. Ora si aspetta la conferma del dg Gubitosi.
31 commissari su 40 hanno detto “si”. Per altri 9 è successo questo: assenti i 6 commissari della Lega, i 2 dell’Idv e Marco Beltrandi, radicale eletto nelle fila del Pd; per il resto una scheda nulla e 2 bianche.
Ecco che Anna Maria Tarantola, 67 anni, laureata in Economia e Commercio, fino ad oggi vicedirettore generale di Bankitalia, si troverà a gestire la maggior azienda culturale del Paese.
Nei giorni scorsi c’è stato uno scontro sui superpoteri affidati da Monti al presidente: firmare contrati fino al 10 milioni; autonomia nelle nomine di direttori di rete e tg; libera scelta dell’organigramma delle cosiddette tecnostrutture (risorse umane, direttore finanziario, ecc).Troppa roba per il Pdl. «Il cda non servirebbe a nulla; sarebbe come consegnare la Rai nelle mani di Monti; e se l’avesse fatto Berlusconi?», hanno dichiarato da Via dell’Umiltà.
Ma non erano solo i pidiellini a scontrarsi sulla nomina del presidente. A fare “gruppo” si sono aggiunti la Lega (che quando si tratta di Rai riscopre vecchie amicizie con gli azzurri), l’Idv, il radicale Beltrandi e il Codacons. Infatti , come detto in precedenza, i commissari del Carroccio, dell’Idv e Marco Beltrandi erano assenti al voto.
Di Pietro e lo stesso Beltrandi hanno chiesto per settimane un audizione in Vigilanza della Tarantola prima della conferma: «Ề necessario conoscere gli intendimenti e il programma prima di eleggere una figura così importante». Poi la richiesta dell’audizione è stata fatta anche dal Pdl. Tuttavia Zavoli è stato perentorio: «Non è prevista dalla legge». E poi la Tarantola, per sua stessa ammissione, non avrebbe mai accettato di essere “interrogata”. Inoltre nelle fila dell’Idv hanno criticato a prescindere la scelta della Tarantola: «Ề espressione dei poteri forti. Non ha nulla a che fare con la Rai». Sulla stessa lunghezza d’onda si è inserito il Codacons. L’associazione dei consumatori ha anche presentato un ricorso al Tar del Lazio contro le nomine del premier: «Per gli utenti della Rai i soggetti scelti da Monti non sono compatibili con il ruolo di presidente e dg Rai». E poi ci sarebbe la posizione della Tarantola «indagata a Trani con l’accusa – afferma sempre il Codacons – di non aver sanzionato il gruppo Intesa Sanpaolo per la diffusione di prodotti finanziari derivati che ha visto coinvolti negativamente circa 200 imprenditori pugliesi».
In ogni caso il vero scoglio da superare era il centrodestra. Ben 21 commissari su 40 appartengono al blocco Pdl-Lega. I verdi hanno mantenuto il punto non andando a votare. Ma lo scoglio del Pdl è stato superato brillantemente. Per quale motivo i pidiellini hanno cambiato idea? Ci sarà stato qualche accordo con Monti? Non sono domande peregrine in quanto poche ore prima i dissidi erano vivi e presenti. Il Pdl era fermo nelle sue convinzioni: «La Rai è competenza del Parlamento; Monti non aveva il diritto di nominare il presidente e di assegnarli i poteri che spettano al cda; era necessaria un’audizione preliminare».
Sarà stata la paura del commissariamento a folgorare gli azzurri sulla via di Damasco? Infatti, Monti, in caso di un ostruzionismo, aveva minacciato di commissariare l’azienda, magari con un decreto legge o chiedendo la fiducia. E il commissario sarebbe stata la Tarantola. Per i pidiellini si sarebbe trattato di un ricatto, nonché di una violazione della legge. Ma una loro protesta avrebbe potuto anche mettere in crisi l’intero governo. Una responsabilità troppo grande.
Dunque, a quanto pare hanno ceduto all’atto di forza, o al ricatto (dipende dai punti di vista) del premier.
Forse è stato raggiunto un compromesso tra le superdeleghe al presidente e i poteri al cda? È stata assicurata qualche poltrona agli azzurri? Vedremo. In ogni caso gli scontri a Viale Mazzini non sono terminati. La “guerra di logoramento” per la nuova dirigenza continua con Luigi Gubitosi, il dg scelto sempre da Monti. Gubitosi per essere operativo deve avere la “fiducia” del cda. E lì, come in Vigilanza, la maggioranza è sempre del centrodestra.